#42 / ottobre 2024
Che fine ha fatto il futuro?
di Graziano Graziani
Con una forza icastica e allo stesso tempo ironica il poeta e critico letterario canadese e statunitense Mark Strand affermava già nel 1970 che “il futuro non è più quello di una volta” (the future is not what it used to be è l’ultimo verso di una sua poesia inclusa nella raccolta Darker). Non è quindi una dimensione inedita quella che stiamo vivendo, un momento della Storia in cui sembra particolarmente complicato addentrarsi nelle nebbie del futuro…
UN MONDO SENZA FUTURO (NÉ STORIE?) – un prontuario per capirci qualcosa
di Danilo Zagaria
Don’t be told what you want
Don’t be told what you need
There’s no future
No future
No future for you
Sex Pistols, God Save the Queen
Viviamo in tempi di “policrisi”
La letteratura è un atto di fede verso la Storia
di Pier Paolo Di Mino
La modernità è ossessionata dal futuro, ma l’idea di futuro della modernità è un ideale furioso di negazione e dissoluzione del futuro, che si configura con fantasie di catastrofe, di apocalisse, di nientificazione che si presentano come profezie allucinatorie che chiedono solo di essere realizzate…
Nel presente del teatro che guarda al futuro
di Andrea Pocosgnich
“Il futuro è una trappola” cantavano qualche anno fa i Ministri, band milanese molto in voga tra le prime ondate dell’indie negli anni Dieci del nuovo millennio. Nella letteratura e soprattutto nel cinema il futuro è un tema spesso presente; Hollywood deve molto alla scrittura di Philip Dick, dagli anni Ottanta ai Duemila – Blade Runner, Minority Report, Total Recall, per citarne alcune – pellicole che non sarebbero esistite senza le…
Fatalismo acido
di Claudio Kulesko
I don’t care, this world means nothing
Life has no meaning
my feelings are numb
Faceless masses filed like gravestones
Sacrificed for the glory of one
Electric Wizard, “Funeralopolis”
#41 / giugno 2024
Una questione di prospettiva
di Graziano Graziani
Lo sciamanesimo, antica pratica di connessione col mondo degli spiriti attraverso stati di trance, è un termine “ombrello” che cerca di descrivere una serie di riti e pratiche diffuse in regioni del mondo diverse e lontane tra loro, che presentano una serie di caratteristiche comuni ma anche moltissime varianti specifiche di ogni cultura. A differenza delle pratiche nostrane, collocate nel tempo nella sfera stigmatizzante della superstizione a causa del processo di…
Sciamanesimo: tra antico e contemporaneo. Una prospettiva eco-antropologica
di Andrea Staid
Lo sciamanesimo rappresenta un complesso sistema di credenze e pratiche spirituali diffuso in svariate culture del mondo. Nonostante l’assenza di una definizione univoca e universale, la maggior parte degli studiosi e delle studiose concordano su alcuni elementi chiave che lo caratterizzano. Tra questi, riveste particolare importanza lo stato di trance alterata di…
Un presente sistematico e caotico
di Stefano De Matteis
«I bei vecchi tempi di vedove bruciate e di cannibalismo se ne sono andati per sempre», scriveva sornione anni fa Clifford Geertz. E la lista potremmo aggiornarla con la sparizione dei tagliatori di teste e con le tarantate che non sono più quelle di una volta… tempi grami per gli antropologi…
Chi sono oggi gli sciamani?
di Paolo Pecere
Visitando la Repubblica di Tuva, in Siberia, può capitare oggi di intravedere gruppi di giovani seduti intorno a uno sciamano, intenti a suonare dei tamburi. Quelle persone sedute possono essere abitanti del luogo che riscoprono una tradizione secolare, ma – come è capitato a una studiosa alcuni anni fa – possono anche rivelarsi una comitiva di turisti americani, venuti fin qui in…
Visioni sciamaniche nella letteratura del cosmo amazzonico
di Martina Mantovan
Esta es la luz de la vida yace en el centro
Del espacio del universo
Viaja a través de los cuerpos sin poder
De los entes que no dejan ver
(Cumbia de la fuente,
Meridian Brothers)
#40 / maggio 2024
L’Alzheimer è una metafora
di Graziano Graziani
La vita è un processo di trasformazione continua, che passa dall’agilità dell’infanzia alla rigidità della vecchiaia, un processo così mirabolante di mutazione che è difficile credere che sia davvero lo stesso soggetto ad attraversare l’uno e l’altro stadio, ad “essere” ed “essere stato” la stessa persona. E in effetti l’individualità, intesa come identità costante di un soggetto, è da tempo al vaglio di una serrata critica di…
Le parole erano scomparse per sempre
di Adrián N. Bravi
In passato ho avuto a che fare con due persone colpite dal morbo dell’Alzheimer, entrambe hanno iniziato a dare segni di smarrimento nello stesso periodo e tutte e due sono morte lo stesso anno, il 2010. Una era una cara amica, nata nel 1927, a Recanati, sulla quale ho scritto il mio ultimo libro, Adelaida. L’altra, invece, nata dieci anni prima a Riccia, un paesino in provincia di…
SMEMORANDA. Appunti sulla scrittura di Rimbambimenti
di Andrea Cosentino
Rimbambimenti non nasce come spettacolo sulla memoria, e men che meno su alcune sue patologie senili. Il primo spunto del mio scombussolato TED talk anarchico è stato la fascinazione per la concezione del tempo nella fisica quantistica (complici le letture di Rovelli e altri approfondimenti)…
Il grande vuoto. La perdita della memoria come strumento per trattenere qualcosa
di Fabiana Iacozzilli
Mia madre si è ammalata in un giorno qualunque di non ricordo più quanti anni fa.
Tutto è iniziato come iniziano sempre queste esperienze che hanno a che fare con le malattie neurodegenerative: piccole dimenticanze, pentole che bruciano, domande ricorrenti, chiavi di casa perse.
Il più delle volte all’inizio si ride…
Spunti per un teatro della dimenticanza
di Jacopo Giacomoni
È iniziata con un video su YouTube. Una mera questione numerica: oltre 20 milioni di visualizzazioni per sei ore e mezza di durata. Un video che aveva innescato altri video, centinaia di reactions di persone che si filmavano mentre lo guardavano. Persone sedute davanti a uno schermo per sei ore e mezza, in diretta, con i commenti della gente che scorrevano sotto…
#39 / aprile 2024
Che ti ridi
di Graziano Graziani
Questo numero di «93%» non è un numero sulla cancel culture (concetto che molti autori che si occupano della questione definiscono giustamente “di destra”, perché cerca di confondere la presa di parola a favore di categorie di persone che non godono di certi privilegi con la richiesta di censura). E non è nemmeno un numero sulle culture wars, le guerre culturali, che invece esistono ed insistono sul simbolico e sul linguaggio, creando un cortocircuito soprattutto a sinistra…
Ferire il pubblico
di Lorenzo Maragoni
Se si deve giocare, bisogna decidere tre cose in partenza: le regole del gioco, la posta in gioco, e la durata.
(proverbio cinese)
Questo è un pezzo sulla scrittura comica
di Riccardo Goretti
PREMESSA
Questo è un pezzo sulla scrittura comica nel 2024.
PROLOGO FRAINTENDIBILE
“Questo neonato è molto brutto.”
Ecco una cosa che tutti e tutte abbiamo pensato, inevitabilmente, almeno una volta nella vita.
E visto che stiamo in una rivista di settore, e qui il linguaggio…
Quale rivoluzione
di Luisa Merloni
Le parole che leggete sono la dimostrazione che bisogna pensarci sempre dieci volte prima di prendere parola in un dibattito social. Tutto nasce da un post apparso sulla pagina «Generazione Magazine» che poneva, dopo avere assistito allo spettacolo Fotofinish di Antonio Rezza, il problema del consenso. Il pubblico, a un certo punto dello spettacolo, viene coinvolto sulla…
Note per ridicoli imperfetti
di Gioia Salvatori
Quattro sono le cose di cui avrei fatto volentieri a meno: / l’amore, la curiosità, le lentiggini e il dubbio.
(Dorothy Parker)
È una risata che ci scava la buca.
Si poteva prevedere.
Sono sincera, ci ho messo tantissimo a capire se scrivere o meno questo pezzo, per vari motivi, non…
Chi facciamo ridere
di Yoko Yamada
In un night club a San Francisco Lenny Bruce fu arrestato a metà spettacolo e condannato a quattro mesi di prigione “per oscenità”: aveva usato la parola cocksucker (pompinaro) e aveva usato il verbo “venire” in modo sessualmente ambiguo. Anche i membri del pubblico avevano dovuto mostrare un documento d’identità agli agenti di polizia prima di…
#38 / dicembre 2023
Guardare il golem negli occhi
di Graziano Graziani
Sull’intelligenza artificiale si è già detto e scritto di tutto, prima ancora che essa cominci davvero a penetrare nelle nostre vite non tanto in forma di gioco e curiosità – come sta avvenendo in questi mesi – ma in chiave di una modifica sostanziale dei processi con cui interagiamo con la tecnologia, quel salto tecnologico che tutti si aspettano avvenga nel giro di poco. In realtà, come sappiamo, alcune sfere dell’attività umana, segnatamente quelle più ricche di risorse, hanno da tempo…
Il copyright nell’era dell’intelligenza artificiale
di Francesco D’Isa
La nascita e diffusione di reti neurali che permettono la creazione di immagini da comandi testuali ha gettato scompiglio nella comunità creativa. Molti artisti e artiste, soprattutto nell’ambito dell’illustrazione e del fumetto, hanno mosso sin da subito critiche e denunce, ma il parere non è unanime e altri artisti hanno cominciato a utilizzare questi strumenti con…
Tra allucinazione e alleanza. L’AI e la scrittura.
– conversazione con Francesco Pecoraro e Laura Pugno
di Maria Teresa Carbone
Forse l’aspetto più affascinante dell’intelligenza artificiale è che, sebbene sia un artefatto, un’opera umana, e quindi – si suppone – governabile come possono esserlo un ago o un’automobile, noi (noi umani) non conosciamo fino in fondo i meccanismi che determinano le risposte dei chatbot basati su reti neurali profonde (come ChatGPT, per intenderci)…
Nuove estetiche sonore. L’AI e la musica
– conversazione con Humpty Dumpty
di Giuseppina Borghese
Il 2 novembre 2023 è stato pubblicato per Calderstone Productions il singolo Now and Then dei Beatles, un’operazione che ha portato con sé un lungo e appassionato dibattito, a metà tra l’entusiasmo di milioni di ascoltatori e la curiosità, e lo scetticismo, di tanti altri verso nuovi metodi di fare musica. L’operazione, infatti, ha avuto una genesi molto affascinante: tutto…
L’intelligenza artificiale è una dialettica
di Claudio Kulesko
Our identity as humans can exist only against
the background of impenetrable nature
(Slavoj Žižek)
Sull’intelligenza artificiale è stato detto di tutto.
Non so neppure più quanti saggi accademici, critici e divulgativi escano ogni anno, anche…
#37 / novembre 2023
Scavare la parola fino a ridurla come un torsolo di mela
di Graziano Graziani
Viviamo un’epoca apparentemente schizofrenica. Alcune istanze politiche di cambiamento di questi ultimi anni, dai femminismi all’ecologismo, hanno conquistato una visibilità crescente, riuscendo ad orientare dibattiti, lessici e urgenze nella società e a smuovere le acque anche al livello delle istituzioni, senza che questo tuttavia abbia prodotto una crepa reale nel nucleo di rapporti di potere, innanzitutto economici, su cui disuguaglianze e sfruttamento poggiano…
Retoriche del “green” e strategie di marketing
di Monica Di Sisto
«La decadenza etica del potere reale è mascherata dal marketing e dalla falsa informazione, meccanismi utili nelle mani di chi ha maggiori risorse per influenzare l’opinione pubblica attraverso di essi. Con l’aiuto di questi meccanismi, quando si pensa di avviare un progetto con forte impatto ambientale ed elevati effetti inquinanti, gli abitanti della zona vengono illusi parlando del…
Il trucco. Pinkwashing e ideologia nella fine della politica
di Elisa Cuter
C’è un aforisma attribuito al filosofo e attivista brasiliano Chico Mendes che recita: «L’ambientalismo senza lotta di classe è giardinaggio». Una delle varie versioni dell’aforisma applicata alle questioni di genere vuole che il femminismo senza lotta di classe sia “maquillage”. Intendere il termine nel senso letterale di “cosmetico”, di “make up”, fa sorridere, ma non ci porta molto lontano…
L’invisibile ideologia del “carino”
di Lucia Tozzi
Nel mondo dei geografi urbani, degli urbanisti, degli studiosi, la critica alla gentrificazione è un argomento dibattuto da decenni fino all’usura. Al punto che ormai la parola è quasi diventata un tabù: chi preferisce utilizzare upscaling, come Sharon Zukin, chi propone la messa a bando di tutte le parole che finiscono in -ation (gentrification, beautyfication, studentification)…
Le foreste urbane fanno male alle città
di Sarah Gainsforth
A pochi passi dalle case popolari di Tor Marancia, dietro Piazza dei Navigatori nell’ottavo municipio di Roma, è iniziata la costruzione di un nuovo complesso di case di lusso: dodici piani fuori terra e tre interrati per parcheggi e impianti. Nei nuovi grattacieli ci saranno appartamenti, uffici (ma quelli accanto sono vuoti), negozi e un grande supermercato. Il nuovo complesso immobiliare…
#36 / ottobre 2023
Cronaca di un convegno sulla danza e sul senso del tempo
di Rodolfo Sacchettini
Il 6 e il 7 settembre tra Capannori e Porcari si è tenuto il convegno «Il senso del tempo – Danza contemporanea, 40 anni di movimento», organizzato da ALDES in collaborazione con AIDAP e con la collaborazione del Comune di Capannori. Un’occasione importante per provare a ricostruire e a condividere, in maniera dialogica, la linea che connette il presente con il contesto storico e culturale in cui è nata la danza contemporanea italiana negli anni Ottanta…
Non esiste una danza “autoctona”, ma spazi di condivisione
di Fabio Acca
PASSATO
È importante fare una premessa, per situare lo sguardo di chi parla in un orizzonte specifico di indagine. I concetti di danza e coreografia sono, infatti, molto vasti e storicamente dettagliati ed è dunque opportuno cogliere il punto di osservazione quando si parla di questi fenomeni.
Per motivi del tutto personali, il mio è uno sguardo parziale e non…
Il motore della danza è avere un sogno
di Dora Levano
Mentre Roberto Castello mi parlava del convegno che stava organizzando e mi raccontava delle sue prospettive nel lavoro, nell’arte, nella vita, a un certo punto della telefonata gli ho detto: «Queste cose le sto segnando, sto prendendo appunti…». Cito un suo pensiero che, più o meno, risuona così: «Penso a qualcosa come quella che era la logica dell’Avanguardia…
La disseminazione del corpo. Oltre la danza contemporanea
di Massimo Marino
Questo intervento è un esercizio di memoria. Che applico, procedendo per salti, utilizzando materiali che ho elaborato nel corso degli anni, mentre seguivo la scena contemporanea. Lo presento con la premessa che non sono un critico di danza: ho iniziato a occuparmi di questa disciplina quando la ricerca teatrale degli anni Novanta si è indirizzata verso una rottura dei…
Alcune note sul presente della danza
di Gaia Clotilde Chernetich
Qui riporto alcune questioni che ho trattato al convegno Il senso del tempo – Danza contemporanea, 40 anni in movimento. Nel passaggio da presentazione orale a testo scritto ho tenuto conto di alcune riflessioni emerse prima e dopo il mio intervento.
Mi misuro con questi argomenti sapendo di avere una prospettiva completamente interna…
#35 / giugno 2023
Il museo e la trasmissione dei saperi
di Graziano Graziani
Come l’acqua in cui nuotano i pesci di un famoso proverbio cinese è invisibile ai pesci stessi poiché essi vi sono immersi, la respirano, vi si muovono dentro, così le implicazioni dell’epoca coloniale rimangono spesso invisibili agli occhi di chi vive in un Paese che ha avuto un passato colonialista. Le strutture culturali attraverso cui gli Stati costruiscono l’identità collettiva nazionale sono il frutto di scelte narrative che esaltano pezzi di storia e ne escludono delle altre, ma che, nonostante ciò, spesso si presentano come frutto di…
Le storie degli altri. Decolonizzare i musei e non solo
di Maria Pia Guermandi
Che significa decolonizzare i musei? E, soprattutto, i musei possono essere decolonizzati? In queste due domande, cruciali, può essere riassunto buona parte del dibattito museologico dell’ultimo ventennio riverberatosi, da ultimo, nella vicenda della nuova definizione di museo, che ha provocato, nel 2019, uno spettacolare testa-coda all’interno di ICOM, la più importante…
Conservazione, rappresentazione e potere
una conversazione tra Giulia Grechi e Andrea Staid
Giulia Grechi è un’antropologa attiva nel campo degli studi post-coloniali, tra le voci più autorevoli di quel processo di decolonizzazione che, tra ritardi e colpevoli amnesia, sta interessando l’Europa e anche il nostro paese. Nel 2021 ha pubblicato per Mimesi Edizioni un volume intitolato proprio «Decolonizzare il museo», dove si è concentrata sui rapporti tra…
Le restituzioni culturali tra Italia ed Europa
di Silvia Iannelli
«Guardi, francamente non è emerso». Questa la lapidaria risposta della Presidente del Consiglio Italiano durante la sua visita in Etiopia, al giornalista che le chiede se il passato coloniale è stato oggetto degli incontri bilaterali. L’espressione ostentatamente meravigliata che Giorgia Meloni rivolge a chi le pone la domanda rivela la profondità dell’oblio istituzionale verso il…
Black Arts Movement School Modality: appunti da una settimana milanese su coalizioni arcobaleno, archivi coloniali e eredità condivise
di Mackda Ghebremariam Tesfau’
La settimana dal 22 al 26 maggio, presso il Mudec (Museo delle Culture) di Milano, si è tenuta la «Black Arts Movement School Modality», in presenza dell’ideatrice Romi Crawford. La scuola è stata creata con l’obbiettivo di facilitare un dialogo intergenerazionale tra l* protagonist* del Black Arts Movement e artist*, educator* e teoric* attiv* oggi…
#34 / maggio 2023
Rompere le scatole
di Graziano Graziani
Cosa ci spinge a considerare “scandaloso” un gesto artistico? E cosa ci scandalizza di un gesto irriverente o addirittura distruttivo rivolto all’indirizzo di un’opera d’arte? Qual è il portato simbolico che l’oggetto d’arte, sia esso storico o contemporaneo, riesce a smuovere dentro di noi – e come viene usato, politicamente, questo portato simbolico? Sono solo alcune delle questioni che questo numero di «93%» prova a sondare per indagare il filo rosso che collega la dimensione politica dell’opera d’arte con il gesto di provocazione che, nel corso del Novecento, è stato al centro della riflessione e della…
Il rapporto tra arte e scandalo
di Francesco D’Isa
Se ogni linguaggio ha i suoi cliché, frutto di cristallizzazioni concettuali e mancanza di originalità linguistica, per quel che riguarda l’arte sul podio della banalità siede spesso l’espressione “artista dissacrante”. Gli stereotipi però hanno talvolta una qualche verità statistica e la costante associazione tra arte e scandalo potrebbe essere uno di questi casi – è dunque lecito chiedersi da…
Minestra su tela. Cosa ci scandalizza delle proteste di Ultima Generazione
di Sergio Lo Gatto
«Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi vinci». È una delle frasi più celebri – e più citate – del Mahatma Gandhi, che fotografa al meglio quattro fasi fondamentali di una specifica lotta, quella per l’indipendenza dell’India, molto più sanguinosa di quel che immaginiamo, e che però, con una strategia di azione nonviolenta, aveva saputo ribaltare lo stato delle…
Tracce di altre immagini. Cosa ci ha colpito della distruzione di Palmira e dei Buddha di Bamiyan.
di Chiara Pirri Valentini
Il 2001 è ricordato come l’anno dell’attacco alle Torri Gemelle e dell’inizio della guerra tra il mondo islamico e quello occidentale. Ma è anche l’anno della distruzione in Afghanistan, da parte delle forze talebane, dei Buddha di Bâmiyân, statue giganti intagliate nella roccia, simboli di un passato in cui il regno Hindu di fede buddhista si estendeva dall’India Settentrionale al Pakistan…
L’archivio del rimosso. Arte e dissenso nei progetti di Muna Mussie e Calderoni/Caleo
di Paola Granato
Le manifestazioni nelle strade di Parigi contro la riforma delle pensioni, le strade di Israele invase da settimane da cittadini e cittadine che manifestano contro il governo di Netanyahu, i teatri occupati in Grecia contro il governo di Mitsotakis. Questa è parte del panorama geo-politico dei giorni in cui questo testo viene scritto…
#33 / aprile 2023
Interrogare l’Animismo
di Graziano Graziani
Con il suo «prospettivismo cosmologico» l’antropologo brasiliano Eduardo Viveiros de Castro prova a ribaltare l’idea, data per assodata, che l’antropologia e le scienze sociali ad essa connesse debbano avere come fulcro della propria ricerca e della propria riflessione la sfera umana e le sue costruzioni culturali…
Un salto di paradigma: la natura come un soggetto legale
di Andrea Staid
Viviamo una contemporaneità segnata dai disastri ecosistemici, ogni giorno dobbiamo sempre di più fare i conti con il cambiamento climatico. Questa crisi ecologica e sociale è dovuta soprattutto ai nostri stili di vita non sostenibili ma anche al modo in cui ci vediamo come specie nel cosmo. Siamo una società estremamente…
Cosa ne pensa del petrolio la comunità indigena Urarina
di Emanuele Fabiano
Negli ultimi anni mi sono dedicato a un lavoro di ricerca etnografica nell’Amazzonia peruviana che si è avvalso dell’aiuto e della collaborazione di numerosi interlocutori Urarina, con i quali ho avuto modo di approfondire discorsi e rappresentazioni circa il recente avvicinamento delle comunità alle istituzioni dello Stato e il lento processo di…
Parlare con lo spirito dell’albero.
una conversazione con Paulina Chiziane
Paulina Chiziane è una scrittrice mozambicana, conosciuta per essere stata la prima donna di questo paese dell’Africa australe a pubblicare un romanzo. Le artiste della parola, attive nella poesia e nel canto, non avevano accesso al mondo “maschile” delle lettere fino a non molti decenni fa…
Una proposta neoanimista
il decalogo di Ruy Duarte de Carvalho
Antropologo sociale, documentarista, ma soprattutto scrittore e poeta, Ruy Duarte de Carvalho, pur essendo nato a Santarém, non lontano da Lisbona, decide di assumere la cittadinanza angolana. È il 1975 e non si tratta di una data casuale…
#32 / dicembre 2022
Tradurre, trasportare, sconfinare
di Graziano Graziani
Dire che “tradurre” è “tradire”, seguendo un noto adagio che gioca sulla radice comune di questi termini e sottolinea l’impossibilità di una restituzione del tutto identica all’originale, non solo suona già un po’ come luogo comune, ma non tiene nemmeno conto di un’idea differente che può accompagnare l’idea di traduzione e che ha a che fare con il “consegnare qualcosa” restituendone il senso più profondo. D’altronde questa idea di consegna è davvero alla base dell’etimologia dei due termini…
La traduzione quinquis
di Roberto Castello
Quello della traduzione dei testi di scena, per chi si occupa di danza, è un problema che si pone raramente, un po’ perché di solito i testi negli spettacoli di danza non abbondano, un po’ perché molte volte nascono già in lingue franche come l’inglese…
L’abc del traduttore
di Monica Capuani
Ho cominciato a tradurre per il teatro e al teatro, molti anni dopo, sono tornata rinunciando a tutto il resto. Il “resto”, però, ha nutrito profondamente il modo che ho oggi di affrontare una traduzione. Di quel resto, per esempio, fa parte la mia esperienza di vent’anni nel giornalismo…
Sono, quindi traduco
di Manuela Cherubini
«Faccio un lavoro assurdo.
Ho indizi da tutte le parti, indizi che non significano niente.
È proprio vero: soffriamo di un eccesso di significazione».
Rafael Spregelburd, Bizarra
Danza e traduzione
di Gaia Clotilde Chernetich
L’accostamento dei due termini – “danza” e “traduzione” – apre le porte a una serie piuttosto ampia di possibilità di discorso, analisi e riflessione. Poiché le questioni in ballo, tra danza e traduzione, sono numerose, è necessario operare un approfondimento e allo stesso tempo un allargamento della prospettiva che sia utile per osservare…
#31 / novembre 2022
Prospettive non umane: l’oceano
di Graziano Graziani
Chiudiamo la riflessione sulle “prospettive non umane” che ha caratterizzato questa annata di 93% con un’esplorazione scientifica, letteraria e reportagistica dell’oceano. La frontiera meno conosciuta tra le tante esplorate dalla specie umana, potremmo dire, e già questa affermazione suona come un paradosso, poiché ciò che caratterizza davvero il pianeta che abitiamo sono proprio le sue acque: il pianeta blu è tale a causa del riflesso delle acque che lo ricoprono per oltre il 70 percento della sua estensione, più di due terzi…
Quasi Capo Horn
di Lorenzo Pavolini
L’oceano quaggiù è più simile a un bosco che a un deserto. La vita ribolle nonostante il gelo. Gli animali sono ovunque, anche se non lo danno troppo a vedere…
Ciò che attende sognando
di Matteo Trevisani
C’è un punto preciso, nel Mar Glaciale Artico, che segna la posizione del cimitero dei satelliti e dei rottami spaziali. Ha un nome bellissimo, che solo pronunciandolo ti mette addosso una strana sicurezza circa le possibilità che uno ha di vivere una vita davvero oggettiva: è il punto più distante da tutte le…
The Passenger Oceano, Iperborea
di Sarah Gainsforth
«Conosciamo meglio la geografia della Luna che quella degli oceani» scrive Björn Larsson nell’ultimo contributo contenuto nel numero di «The Passenger» dedicato all’Oceano, il secondo numero tematico pubblicato da Iperborea, dopo quello sullo Spazio. «Non sarebbe forse ora di costruirci un nuovo Nautilius, sull’esempio di Jules Verne?…
Ballata scientifica del mare che cambia
di Danilo Zagaria
The water level’s rising! The water level’s rising!
The animals, the elephants, the polar bears are dying!
Stop crying, start buying, but what about the oil spill?
Kae Tempest, Europe Is Lost…
#30 / ottobre 2022
Racconto dei paesaggi laterali
di Graziano Graziani
L’indagine sul paesaggio scarsamente antropizzato, condotta attorno a quei luoghi che vengono ridisegnati dall’abbandono, dove albergano tracce più o meno antiche delle comunità umane che li hanno abitati come se si trattasse di stratificazioni geologiche, è un elemento particolarmente fecondo della riflessione artistica e antropologica di questi ultimi anni. È vero, il fascino per i luoghi abbandonati non è affatto recente, ha interessato generazioni di artisti e…
Paesaggi d’abbandono. Vacanze, scarti, avanzamenti
di Annalisa Metta
Tra bufalo e locomotiva la differenza salta agli occhi:
la locomotiva ha la strada segnata,
il bufalo può scartare di lato e cadere.
Questo decise la sorte del bufalo,
l’avvenire dei miei baffi e il mio mestiere.
F. De Gregori (1976)
E cosa farne di questa solitudine. Alcune prime riflessioni in difesa dell’abbandono.
di Azzurra D’Agostino
Stiamo nelle parole, il luogo in cui il mondo ci si rivela. Allora, colpisce quanto il termine “paesaggio” abbia a che fare con “paese”: c’è un legame profondo, si direbbe dunque, tra l’abitare umano come confine attorno a cui tutto il resto sta come contorno, sfondo.
Il paese al centro; tutto intorno, il paesaggio…
Sdraiata per terra in mezzo agli animali
di Marina Caneve
Uscire dalla dicotomia natura-paesaggio con l’uomo che domina – o magari neanche necessariamente domina ma sta da una parte a guardare – mi risuona nella testa come un mantra; tuttavia, pensando a come ci rapportiamo al paesaggio seguendo le logiche di una gerarchia animale, cercando di dominarlo e controllarlo, pensandolo come qualcosa di esterno a noi…
Germogli tra le macerie – “Isole dell’abbandono” di Cal Flyn
di Sarah Gainsforth
Farfalle e falene «aleggiano sull’isola come nuvole di fumo», conigli, rondini e piccioni selvatici «si appropriano di vecchi edifici militari», mentre foche grigie, gazze marine, gabbiani tridattili e urie prendono ognuna il proprio posto sulle scogliere. Sono alcuni degli animali che popolano Inchkeith, un’isola a sei chilometri da Edimburgo, in Scozia…
#29 / giugno 2022
Animali, aporie e antropocene
di Graziano Graziani
Esiste una certa corrispondenza, che non sorprende ma che produce effetti per nulla scontati, tra una certa crisi che attraversa la narrazione di storie – sia essa letteraria, teatrale, cinematografica – e una coscienza ecologica che tende a riscrivere non solo l’orizzonte politico, ma anche quello ontologico, in cui si inscrive l’esperienza umana. Certo, parlando i “crisi” occorre precisare che cosa intendiamo: quello che stiamo vivendo è un momento in cui …
Conoscere la vita animale fra somiglianza e differenza
di Simone Pollo
Se ci interroghiamo su cosa significhi vedere il mondo dal punto di vista di un animale non umano e per rispondere a questa domanda chiediamo aiuto alla filosofia ci imbattiamo in pensatori che hanno messo radicalmente in dubbio la nostra possibilità di accedere alle esperienze soggettive non umane…
Crisa, Tellas, 108: l’arte pubblica è una foresta
di Enrico Pitzianti
C’è un’idea che viene proposta come vera, persino come ovvia, e che si può riassumere più o meno così: oggi di ambiente si parla tanto, tantissimo, ma è un’onda nuova, un fenomeno che si è fatto corposo solo di recente. Prima c’erano i partiti dei verdi, è vero, ma una certa di idea di ambiente, di rispetto e connessione tra noi e la natura, non esisteva se non in alcune…
re-creatures: un ritorno degli animali al Mattatoio di Roma
di Ilaria Mancia
«Quella che il bruco chiama fine del mondo,
il resto del mondo chiama farfalla».
(Lao Tzu)
Lavorando in un luogo come il Mattatoio di Roma mi sono interrogata più volte sul termine ‘creatura’, che spesso ritornava, mentre attraversavo gli spazi. Le creature lì sostano, in una…
FC Bergman vs. Sergio Blanco: al Piccolo teatro ricordiamo di essere animali
di Riccardo Corcione
«Bisognerebbe stare dentro, e scendere, non nell’“animalità”, che non esiste, ma nella pista che ogni animale apre e ci lascia in dono, come una debole scia nell’immensità della natura».
J-C. Bailly, Il partito preso degli animali, 2015
Nell’ultimo anno, ho incontrati diversi animali a teatro…
#28 / maggio 2022
Moltiplicare le prospettive da cui guardare il mondo
di Graziano Graziani
Proviamo a raccontare il mondo da una prospettiva non umana. Anche se può apparire una contraddizione in termini – chi scrive, pensa, descrive e interagisce intellettualmente col mondo è pur sempre un uomo o una donna – questo esercizio di ricollocazione dell’esperienza umana al di fuori della tradizionale prospettiva antropocentrica è oramai, e da diversi anni, parte integrante della ricerca filosofica, biologica, scientifica…
Sognando foreste
di Mali Weil
«A una foresta potremmo apparire come incendi. Uragani. Pericoli. Ciò che si muove in fretta è pericoloso, per una pianta. Lo sradicato non può che essere alieno, agghiacciante».
Ursula Le Guin, “Più grande, più lento di qualsiasi impero”
Se sono stata chiamata a raccontare le mie riflessioni e il mio percorso di ricerca sulle relazioni tra umani e…
Veduta di paesaggio con albero
di Veronica Franchi / OHT
Nell’agosto del 2019 ho iniziato a collaborare con OHT, studio di ricerca del theatre-maker Filippo Andreatta. Lavoravamo alla messa in scena di “19 Luglio 1985” e abbiamo sospeso un albero a pochi metri da terra.
Era un abete rosso ricco di resina, abbattuto nella zona colpita dalla tempesta Vaia l’anno precedente, un evento metereologico estremo – di quelli che sempre più fatichiamo a definire come disastri “naturali”…
Il grande schema del vivente sulla Terra
di Alessandra Cristiani
L’approfondimento in ambito performativo l’ho avuto incontrando la metodologia del danzatore giapponese Masaki Iwana, autore del Butō Blanc, un campo di ricerca nato e coltivato in risposta e in difesa della poetica del fondatore della nuova danza d’avanguardia nipponica degli anni Cinquanta: l’Ankoku Butō di Tatsumi Hijikata…
La selva chiara
di Marcello Sambati
“Ogni pianta, portatrice di doni, abita
il cielo, abita la terra e in ogni stagione
si oltrepassa”
Nel mio Trittico Tenebre ho attraversato la mia condizione umana, dall’Oscurità del mio essere un io, all’Incompatibile coesistenza con la mia stessa specie e con l’Addio a questa appartenenza…
#27 / aprile 2022
Ricominciamo dalla fine
di Graziano Graziani
Negli ultimi anni le narrazioni apocalittiche si sono susseguite senza sosta, nel mondo della fiction come in quello dell’informazione. Serie televisive di genere “survival”, disaster movie, lande desolate popolate da zombi e collassi della civiltà provocati da virus sono diventate all’ordine del giorno. Niente di nuovo, se pensiamo al fatto che uno dei primi romanzi dedicati al genere, La nube purpurea dello scrittore inglese M. P. Shiel risale al 1901…
Il contrario della fine
di Nicola Borghesi
Qualche giorno fa mi è stato chiesto di scrivere qualcosa che parlasse della fine, tema sul quale, secondo chi mi ha invitato, dovrei avere qualcosa da dire perché qualche anno fa, in un festival che dirigevo insieme a Enrico Baraldi, «Festival 20 30», ho intitolato un’edizione: catastrofe…
Una questione collettiva
di Ginevra Lamberti
Cosa chiede chi vuole tornare indietro rispetto alla pandemia, magari autoconvincendosi che questa non esiste? Cosa chiede chi invoca una presunta normalità? E chi non vuole parlare della guerra né pensare alla guerra, anche se questa scoppia alle porte di casa?…
Cosa ci affascina della fine
di Claudio Kulesko
P. «Desidero che si spieghi, signor Vankirk.»
V. «Vorrei farlo, ma questo richiede uno sforzo superiore alle mie forze.
Lei non mi fa le domande giuste.»
Ρ. «Cosa le debbo chiedere?»
V. «Deve cominciare dal principio.»
P. «Il principio! Ma dov’è il principio?»
V. «Sa che il principio è DIO»…
La fine del mondo
di Matteo De Giuli e Nicolò Porcelluzzi
Un paio di anni fa abbiamo partecipato a una mostra collettiva negli spazi di Manifattura Tabacchi a Firenze, ideando un percorso immersivo in cui i visitatori erano costretti ad attraversare una cacofonia di immagini proiettate su decine di schermi, scene che raccontavano la quotidianità sommersa di esseri umani e altri animali sul nostro pianeta in crisi…
A proposito della fine
di Andrea Esposito
Nelle cose che scrivo non ci sono personaggi. Non saprei come si scrive un personaggio e non saprei cos’è che lo rende tale. Forse per scrivere personaggi bisogna credere in maniera assoluta nei romanzi oppure non crederci affatto. A me sembra di scrivere corpi e figure…
#26 / dicembre 2021
Impacciato, rigido, imperfetto e per questo comico
di Graziano Graziani
La terza tappa della nostra indagine sul comico, cominciata chiedendo a coreografi, registi e attori di raccontare il loro percorso artistico legato al riso, approda alla poesia. La poesia come gesto performativo che può sciogliersi, come accade in teatro, anche nel riso. Non troppi anni fa l’accostamento tra poesia e comicità avrebbe potuto far sollevare più di un sopracciglio, risultare inusuale o addirittura incomprensibile…
La comicità è una cosa seria
di Paolo Agrati
Comicità e poesia hanno un rapporto conflittuale, quasi paragonabile a quello di due vecchie zitelle che hanno sempre vissuto assieme; conoscono alla perfezione il carattere l’una dell’altra, si punzecchiano in continuazione, sembra pure che non si sopportino ma in fondo in fondo si vogliono bene e non potrebbero vivere separate a lungo…
Quel che fa ridere, suona. Una messa a sistema sentimentale
di Gioia Salvatori
Tra la parola poetica e la risata c’è, o per meglio dire, ci passa in mezzo lo svelamento dell’umano.
La risata, ce lo dice Bergson, è la conseguenza di ciò che come umani riconosciamo all’improvviso simile a noi: impacciato, rigido, imperfetto e per questo comico, e la parola poetica nella sua forza ma anche nella sua ineffabilità o delicatezza parla a sua volta un linguaggio tutto umano, sentimentale, organico…
Ridere di, ma con
di Filippo Balestra
L’altro giorno
Comincio questo articolo raccontando di come l’altro giorno ho cominciato un reading di mie “poesie normali” e cioè dicendo subito, dichiarandola come bieca ammissione di colpevolezza, che purtroppo ho avuto un’infanzia felice.
Purtroppo ho avuto un’infanzia felice e, in poesia, in effetti, la felicità pare essere qualcosa di inammissibile…
Perché ridete?
di Francesca Gironi
«Questa non è una poesia. Questo è il retro. Avete sbagliato.»
Nella celebre audiopoesia dal titolo Retro, Corrado Costa ripete per otto minuti la parola «retro» alludendo al retro del nastro e invitando l’ascoltatore a girare il lato della cassetta…
Lo sghignazzo di una Signora
di Alessandra Racca
Poesia e umorismo: ribaltamento
Quella cosa molto difficile da definire che chiamiamo poesia mi piace, mi interessa, mi muove e mi appassiona perché rovescia, ribalta, porta sopra quello che sta sotto, crea collegamenti inaspettati fra le cose, muove i piani del reale, del possibile, del corporeo e dello spirituale, lacera il conscio generando…
Dai, basta sciocchezze.
di Alessandro Burbank
La mia avventura di poeta inizia con una risata. Quella di Mario Stefani, poeta veneziano dalla storia tragica che viene ricordato a Venezia per la sua figura gentile e la sua poesia d’amore. È successo che la mia prima poesia commissionata dalle maestre come compito per casa alle elementari fosse troppo esplicita per essere letta in classe come quelle di tutti gli altri…
#25 / novembre 2021
Oh, migliore dei mondi possibili, dove sei adesso?
di Graziano Graziani
Il G8 di Genova è stato un evento spartiacque per più di una generazione. Dopo le violenze del luglio del 2001 molte cose sono cambiate nel modo in cui concepivamo il mondo, la democrazia e il futuro. Nella coscienza italiana e internazionale i fatti di Genova restano, come venne scritto sul rapporto di Amnesty International, «una violazione dei diritti umani di dimensioni mai viste nella recente storia europea»…
Venti anni di torti, venti anni di ragione
di Lorenzo Guadagnucci
Il G8 di Genova del 2001 è un evento chiave del nostro tempo: fu il potenziale innesco di una stagione politica nuova sull’onda di un movimento globale in fase di espansione, ma anche la fine di tale possibilità. Un altro mondo era possibile, potremmo dire, parafrasando lo slogan più diffuso di quei giorni. Vent’anni dopo, le giornate genovesi…
Genova dopo Genova
di Giuliano Santoro
Genova fu un punto di svolta. Lì si intrecciarono biografie, conversero storie politiche e percorsi collettivi, si infransero sogni e si produssero traumi. Per questo è inevitabile che si guardi a quelle giornate enfatizzandone la natura dirimente. Ciò non deve farci dimenticare però che ci fu un prima di Genova e ci fu anche un dopo. Ci furono anni di sperimentazione e…
La maledizione
di Michele Vaccari
Nella domanda cos’è Genova a vent’anni dal G8, c’è buona parte della risposta, ed è una verità per me ogni volta insopportabile essere consapevole che sia la domanda giusta per eccellenza, l’unica che spieghi davvero cosa sia diventata nella percezione generale la mia città. Si domanda di Genova come se Genova non fosse qui, nello sbandierato Nord produttivo…
Vent’anni in un giorno. Il G8 Project del Teatro Nazionale di Genova
di Giuseppina Borghese
La nuova stagione del Teatro Nazionale di Genova si è aperta lo scorso 9 ottobre con una maratona teatrale di oltre dieci ore dedicata ai fatti del G8 del 2001, a vent’anni esatti da quel trauma che ha segnato l’Italia e la città. Nove drammaturghi sono stati invitati a riflettere sui fatti dell’epoca ma anche sull’oggi, sul tempo che è passato, su cosa si è messo a fuoco e cosa dimenticato…
G8 Project. Intervista ad Andrea Porcheddu
di Giuseppina Borghese
Andrea Porcheddu, dramaturg del Teatro Nazionale di Genova, ha curato il progetto che lo stabile cittadino ha immaginato per i vent’anni dal G8 del 2001, momento spartiacque della storia nazionale e non solo. Lo abbiamo intervistato per farci raccontare la visione che ha accompagnato e sostenuto la realizzazione di questo percorso, ma anche per capire come…
#24 / ottobre 2021
Contro il decoro
di Graziano Graziani
Da alcuni anni il tema del “decoro urbano” è entrato con forza nelle retoriche politiche e gioca un ruolo importante non solo nelle scelte elettorali, ma anche e soprattutto nella percezione che abbiamo delle nostre città, nell’immaginario mutato che le descrive. Il modello di vita urbano dal 2007, anno dello storico sorpasso della popolazione che vive in città su quella stanziata in aree rurali, è diventato l’esperienza abitativa più diffusa del genere umano per la prima volta nella storia. Ma non è soltanto per una questione statistica che occorre guardare alle narrazioni che stanno investendo le nostre città…
Roma. La battaglia delle fioriere
di Sarah Gainsforth
A cavallo tra un centro storico turistificato e una delle aree periferiche più frammentate di Roma, quella che si dipana lungo l’asse della via Tiburtina – moderno tempio del gioco d’azzardo –, la nuova stazione Tiburtina a Roma è un luogo vuoto, di passaggio, un luogo dei flussi…
Firenze. Le conseguenze del decoro
di Federico di Vita
Alcuni ricordi di Firenze. Una sera di pioggia – frequentavo da poco la città, Ilaria, che poi sposerò, viveva accanto a Piazza Tasso, io volevo esplorare i dintorni – capitai quasi per caso di fronte alla chiesa del Carmine, la piazza era un parcheggio, la pioggia era fitta. Poco dopo ero a Santo Spirito, la piazza alberata mi accoglieva come in un abbraccio, in fondo…
Bari. Serve una licenza per utilizzare lo spazio pubblico?
di Carmen Pisanello
Il quartiere San Paolo è uno dei quartieri più popolati e periferici di Bari. Una grande zona residenziale nata con l’edilizia popolare tra gli anni Cinquanta e gli anni Settanta, nell’area nord-ovest della città, e per questo denominato a lungo semplicemente CEP, acronimo del piano di Coordinamento di Edilizia Popolare, da cui sono sorti diversi quartieri di case popolari…
Occorre ripoliticizzare il tema della movida
di Christian Raimo
[…] Mancano letture politiche della questione movida, nonostante movida entri da protagonista in qualunque dibattito politico non solo sulla città. Per farlo occorre prima di tutto decostruire la storia ormai non breve dell’ideologia securitaria che ha colonizzato lo spazio del dibattito politico sulle città. Occorre studiare, discutere e scendere in piazza…
#23 / giugno 2021
Pratiche inclusive, immaginari escludenti
di Graziano Graziani
Uno dei termini più frequenti, quando vogliono vendervi qualcosa, è la parola “esclusivo”. Un’esperienza “esclusiva” è qualcosa che non ci si può lasciar scappare, perché la sua esclusività è garanzia di eccezionalità e qualità. La moda “esclusiva” è quella che sarà in grado di fornirvi gli abiti e gli accessori che vi permetteranno di spiccare sugli altri, di farvi distinguere. Che si tratti di puro artificio retorico a scopo pubblicitario oppure di un’effettiva attestazione di lusso, l’esclusività è certamente un elemento in grado di attribuire un maggiore appeal a ciò che acquistiamo, almeno per una considerevole fetta di consumatori….
Le scuole hanno le porte molto strette
di Giulia Addazi
Perché, mi chiedo spesso, questa cosa dell’inclusione scolastica è così importante per me?
Sono giunta alla conclusione che ci sono due semi, piantati dentro di me molti anni fa, che oggi sono due fusti alti e robusti, due portanti che mi fanno stare bella dritta, orientata verso quello che mi sembra giusto, che mi impediscono di piegarmi a compromessi che tagliano fuori…
Aporie, categorizzazioni e Lucio Battisti
di Liv Ferracchiati
Inclusione\esclusione nel Teatro.
Posso parlare di tutto, liberamente.
Dai temi dei miei lavori, alla facilità\difficoltà di produzione, al rapporto generazionale.
Ecco, non so perché, però percepisco che, pur essendoci diverse opzioni, il suggerimento sia quello di parlare dei temi. Mentre si parla del pezzo che potrei scrivere, non posso fare a meno di pensare…
O tutti o nessuno. Punti di vista sul disastro del lavoro nella pandemia
di Emanuele De Luca
POV: sei il divano di un percettore di Reddito di Cittadinanza. Sebbene ti dipingano come affaticato nel sorreggere 80 chili di ozioso parassita dei sussidi, in realtà i tuoi cuscini se la cavano benissimo. Non c’è pericolo di fare la bella vita con 780 euro al mese, tanto meno di passare tutto il giorno seduto su di te….
Il calcio può essere inclusivo?
di Marco D’Ottavi
A vent’anni, per diversi anni, ho fatto parte di una squadra di calcio. Era una di quelle squadre di livello infimo, al più basso grado che lo sport riesce a concepire. Giocavamo spesso la domenica mattina e ogni volta mi ritrovavo a maledire la sveglia, il freddo, i postumi della notte precedente…
L’ombra del decoro
di Sarah Gainsforth
È davvero curiosa la pratica di recintare il vuoto. «Le aiuole potrebbero fuggire» scherza il mio amico mentre passiamo di fronte a una cancellata costruita intorno a un piccolo spazio tra due edifici nel quartiere dove abito. «È opera del Soprintendente» racconta, ben informato, il mio amico. Il Soprintendente, che abita nell’edificio confinante con…
#22 / aprile 2021
Non c’è niente da ridere
di Graziano Graziani
Che cos’è la risata? Perché è un elemento caratteristico della specie umana? E cosa sta a significare? Ridere è catartico e liberatorio o conformista e vessatorio? Si ride sempre di qualcuno? E se così fosse chi si riconosce nella risata emargina o si riconosce come comunità? Il riso è dissacrante o conservatore, rompe gli schemi linguistici o addomestica i discorsi? E perché, quando ci facciamo una grassa risata, qualunque sia il motivo che l’ha scatenata finiamo per sentirci incredibilmente, colpevolmente, piacevolmente, irrimediabilmente bene?…
Il comico è volgare
di Andrea Cosentino
Premessa
Della comicità si è detto e scritto molto, ma con conclusioni poco chiare, e senza mai arrivare a definizioni convincenti. L’intento di questo articolo, sotto forma di appunti un po’ ipertrofici e spesso apodittici, è accettare il fatto che non se ne possa dire molto, e provare a suggerire che…
Le fiamme di Lucifero
di Antonio Rezza
Ridere muove le budella, intacca l’intestino e sbatacchia le frattaglie. Almeno se il motivo è sempre quello. Ma se il motivo non lo è, si tramuta in ammicco, in spalluccia, in toccata di gomito che crea assuefazione e falsa partecipazione. Il riso più nobile è quello di chi lo determina, se chi fa ridere si smascella da sé contestualmente a ciò che dice, allora riderà chi ride ultimo…
Ridere
di Flavia Mastrella
Ridere in questo periodo è un atto rivoluzionario. L’orientamento tecnologico non prevede la risata, questo potere indistinto si avvale della paura e della violenza concettuale per condurci a una vita seriosa e triste. Ridere, la più liberatoria delle attività umane, è un po’ sfumata grazie anche al mostruoso distanziamento sociale che ci costringe all’introspezione..
Coniglietti, coyote, cadaveri e sgombri. Appunti sul comico
di Ivan Talarico
La compassione
1. Un uomo scivola su una buccia di banana e cade. La gente guarda e ride. Poi si scopre che sta male, è una brutta caduta. Lo portano in ospedale, muore. Alcune delle persone presenti non lo sapranno mai e continueranno a ridere ripensando alla scena.
2. Un uomo entra in un caffè…
Perché se l’uomo è l’unico animale che sa ridere, ne approfitta così poco?
di Luca Zacchini
«Non potremmo apprezzare il comico se ci sentissimo isolati. Sembra che il riso abbia bisogno di un’eco. Non è un suono articolato, netto, conchiuso; è qualcosa che vorrebbe prolungarsi ripercuotendosi a poco a poco e tuttavia questa ripercussione non può continuare all’infinito. Può espandersi all’interno di un cerchio largo quanto si vuole, ma…
Far ridere una città che muore. Frullatorio
di Frullatorio
All’inizio era Mestre
(David Angeli)
All’inizio era Mestre, perché è necessario partire con la bellezza. Frullatorio ha mosso i primi timidi passi tra la tangenziale e il MOSE (Modulo sperimentale elettromeccanico noto anche come buco del valore complessivo di circa sei miliardi di euro)…
Ma come fanno quelli seri?
di Riccardo Goretti
Nel corso degli anni mi sono accorto che il mio fare è sempre stato un fare comico, o quando non comico, ironico, e quando non ironico, sbagliato. È una cosa realizzata a posteriori, figuratevi. Dirò di più, anche tutti i miei punti di riferimento artistici son gente che ha sempre preferito far ridere nella produzione: ho sempre preferito Daniil Charms a Dostoevskij, Antonio Rezza a…
Appunti sparsi sul digrignare i denti
di Daniele Villa/Sotterraneo
La prima volta che il pubblico ha riso davvero, fragorosamente, come un’unica grossa bestia feroce a un nostro spettacolo per noi è stato quasi uno shock. Non era previsto né calcolato – un po’ l’inesperienza, un po’ l’ingenuità, era il nostro secondo spettacolo, eravamo ancora in cerca di un linguaggio personale e non sapevamo cosa aspettarci….
Il senso sociale del ridere
di Andrea Staid
«Se avete in animo di conoscere un uomo, allora non dovete far attenzione al modo in cui sta in silenzio, o parla, o piange; nemmeno se è animato da idee elevate. Nulla di tutto ciò! – Guardate piuttosto come ride»
(F. M. Dostoevskij)
#21 / marzo 2021
Cosa c’entra il riso
di Graziano Graziani
Apriamo il 2021 con un’indagine sul riso. Un’indagine in due puntate che affronta questo mese il rapporto tra riso e danza, mentre il prossimo mese sarà la volta del teatro. Perché partire dal riso? In parte si tratta di un gesto scaramantico, per esorcizzare un anno luttuoso come il 2020 e questa sua coda che sembra poter impegnare per intero anche l’anno successivo. Ma, più concretamente, perché il riso è un elemento che caratterizza un pezzo importante e interessante della scena odierna…
Un’estemporanea comunità
di Roberto Castello
Una risata che sia davvero una buona risata prende di sorpresa innanzitutto chi se la fa, non può essere messa in agenda come un appuntamento col dentista. Si ride per un’infinità di ragioni, in un’infinità di modi e con un’infinità di sfumature. Ridendo si risponde a un impulso istintivo ma si gratifica anche chi ci ha fatto ridere, che a sua volta…
Comico per chi?
di Fabio Ciccalè
Quando mi è stato chiesto di scrivere del rapporto tra danza contemporanea e comicità, devo confessare che sono rimasto un po’ perplesso: non ho grandi doti di scrittura e tanto meno non sono un critico, al massimo un criticone, ma ho deciso di cimentarmi in questa sfida, un po’ come si fa sui social o meglio ancora come si faceva…
Il riso, la danza e l’incomunicabilità
di Giovanna Velardi
La mia attenzione per il riso e la comicità è nata dalla curiosità, dall’esigenza di far provare piacere, di non appesantire il pubblico con argomenti e modalità che penso alle volte fanno declinare la danza in ambito autoreferenziale, che allontanano l’interesse del pubblico.
La tensione che spinge a…
Il riso dalla loro esperienza
di compagnia tardito/rendina
dal concreto
Due danzatori, Federica Tardito e Aldo Rendina, con in comune un nomadismo professionale, un giorno nel lontano 1997 si dicono: «visto che viviamo entrambi a Torino perché non facciamo uno spettacolo insieme, perché non ci confrontiamo con la creazione d’autore?». …
Fallire con matematica precisione
di Giorgio Rossi
Per scrivere di danza e comicità, prima vorrei dare una mia visione di cosa vuol dire essere italiani. Siamo o non siamo il paese del melodramma e della divina Commedia? Siamo o non siamo il paese dei mille tipi di pasta? Gli statunitensi, che ci considerano dei pasticcioni e forse, anche per motivi di praticità, vista la loro lingua fatta di…
Ridere fa star bene: intervista ad Ambra Senatore
di Valeria Vannucci
Come vedi il rapporto fra danza e comicità nell’attuale panorama della danza contemporanea?
In Francia, da parte dei programmatori, c’è un po’ di diffidenza. Come se dove si ride non ci fosse serietà. Per gli spettatori, invece, l’aspetto comico risulta essere un fattore importante di prossimità con…
Far ridere è un affare da umani
di Marco Chenevier
Ho iniziato questo mestiere per una risata. Una risata provocata, mio malgrado. Durante il liceo infatti, il professore di latino, mi convinse/obbligò a portare in scena un breve estratto dello Pseudulus. In latino. Piccolo dettaglio: noi eravamo in terza liceo, e alla festa di fine anno, dove la “scena” sarebbe stata…
Per far ridere devi allenarti a fallire
di Silvia Gribaudi
«Non vi è comicità al di fuori di ciò che è propriamente umano».
È così che Henri Bergson inizia Il riso – saggio sul significato del comico, un libro che mi ha offerto spunti per approfondire la mia ricerca artistica sulla relazione tra comicità, danza e coreografia.
Ridere è generare vibrazione coreografica, è il mio modo di danzare e di far danzare…
Sul riso e sul sorriso. Qualche riflessione sull’ironia della danza d’improvvisazione
di Alessandro Certini
Del riso, per la scena nella danza… mi fa pensare al passato. Oggi ridiamo meno. Poco forse, peggio. Parlare di emozioni è sempre difficile, ricordarle è più facile. Il ridere e il piangere sono segnali di emozioni, e le emozioni sono materia complessa che è, per altro, mediamente “materia seria”. Il riso non è la comicità. Quest’ultima è un…
«Qualcosa come un’anestesia momentanea del cuore»*
di Valeria Vannucci
Non siamo qui per fare una storia del comico, men che meno una storia del comico nella danza contemporanea, per questioni legate allo spazio e al tempo adeguati per una vera ricerca. Quello che faremo, invece, è cercare di delineare un percorso genealogico per mettere a fuoco, sia pur in minima parte, come siamo arrivati oggi a…
#20 / dicembre 2020
L’anno che verrà
di Graziano Graziani
Cosa succederebbe se, di colpo, sparisse il denaro? Cosa accadrebbe alle relazioni umane senza quella rete di interessi, necessità, convenienze, corruzioni, ossessioni che sostiene le azioni di ognuno di noi più o meno consapevolmente? I cinque racconti raccolti in questo numero di 93% cercano di fare i conti, attraverso l’immaginazione e la finzione letteraria, con questo scenario allo stesso tempo inquietante e affascinante, che abbiamo scelto come divertissement narrativo (ma anche come esercizio di immaginazione) per salutare un anno complesso come il 2020…
Economia del buon costume
di Elisa Casseri
Vorrei che urlasse, mi farebbe così bene se avesse una crisi di rabbia e mi tirasse contro il piatto, il bicchiere o magari tutti e due. Sto facendo quanto in mio potere per farlo andare fuori di testa: sbuffo, non presto attenzione, faccio rumore. Ora sto mancando la presa dei fagiolini apposta, sbatto il metallo della forchetta contro la ceramica del piatto…
POTLATCH
di Matteo Meschiari
“Nel coro del cimitero degli elefanti i topi sono parentesi quadre”.
La fermammo con tre pietre sopra il cofano dell’automobile, due in alto negli angoli e una in basso al centro. In questo modo i lembi inferiori, come i cran di una giacca alzati dal vento, minacciavano di portare con sé una catastrofe…
Personaggi precari senza denaro
di Vanni Santoni
Dana
Sarebbe meglio parlare di scomparsa del contante, no? Bof, a me va bene, pago sempre con la carta anche il caffè, a me le tasse le fanno pagare alla fonte, quindi fanculo mo’ le pagate pure voi!…
L’apocalisse è meglio del Prozac
di Lucia Marinelli
«Mentre il mondo finiva io stavo provando a suicidarmi. Devo essere nata con una radicale inclinazione alla sofferenza altrimenti non si spiegherebbe perché niente è mai andato secondo i miei piani.
Prima del collasso lavoravo come vetrinista in una gioielleria nella via più costosa di Roma City. Capitai lì per pura necessità…
Vermi
di Veronica Raimo
Quando reggevo l’alcol non reggevo te, e quando reggevo te non reggevo l’alcol. Non vi siete mai coordinati. Mi baciavi e mi contavi i bicchieri sulle labbra. Lo sai anche tu che non esiste un numero. Mi avevano somministrato un test in ospedale. Una di quelle ricerche per far stanziare fondi al dipartimento…
Senza soldi
di Roberto Castello
Agli autori e alle autrici che con i loro racconti hanno popolato questo numero di 93%, è stato originariamente proposto un invito all’immaginazione: cosa succederebbe, se, improvvisamente, il denaro scomparisse dal mondo? Quella che segue è una traccia delle riflessioni che ci hanno portato a elaborare questa richiesta…
#19 / novembre 2020
La scena illustrata
di Graziano Graziani
Cosa c’entra il fumetto con il teatro? Cosa hanno a che spartire l’illustrazione con la danza? Apparentemente nulla. Fatti salvi alcuni incroci di percorsi artistici, più o meno occasionali, scena e illustrazione sembrerebbero procedere su percorsi distinti che si incontrano solo raramente. Poi è chiaro, il teatro e la danza sono arti antiche, spazi che accolgono tranquillamente il mutare del tempo, e in virtù di questo praticamente ogni altro linguaggio può essere assorbito dallo spazio scenico, risucchiato in un vortice espressivo che è poi la caratteristica più profonda dell’arte teatrale…
Mara Cerri attraverso lo specchio
di Chiara Lagani
La prima volta che ho incontrato Mara Cerri era un giorno di fine estate a Mondaino, all’Arboreto, in occasione di un seminario pensato e voluto da Goffredo Fofi che vedeva scrittori, disegnatori e teatranti uniti in una tre giorni di scambi di pensieri e di pratiche…
Se muoio, voglio andare in un cielo di Gipi
di Giovanni Guerrieri
Gipi è dio con le orecchie a sventola. Cioè dio, con un difetto. E questo è bene, perché il difetto fa bene a dio. Non voglio criticare dio per il suo aspetto, ci mancherebbe. Se dio volesse sono sicuro che se le toglierebbe quelle orecchie a sventola, se le farebbe attaccare alla testa dal migliore dei chirurghi…
De Amicitia. Gli scarabocchi di Maicol & Mirco
di Andrea Fazzini – Teatro Rebis
Gli Scarabocchi di Maicol & Mirco sono strip a fumetti che abitano un immutabile sfondo rosso (Pantone 666). Ciascuna vignetta si consuma rapida in una singola pagina siglata dalla parola fine. Nascono come spericolate autoproduzioni il cui successo si amplifica enormemente nel…
Ritratto del teatrante da giovane (fumettista)
di Daniele Timpano
Non lo sa nessuno perché non è importante e perché un po’ me ne vergogno, ma da bambino e adolescente volevo fare il fumettista. Disegnavo molto, inventavo personaggi e storie strambe dapprima sui quaderni di scuola delle elementari, in rivalità con un mio compagno di classe molto bravo rispetto al quale…
«Voglio ciò che mi spettina». Alla ricerca di Marco Smacchia
di Damiano Pellegrino
«Credo che il racconto catastrofico, chiunque ne sia il narratore, rappresenti un atto costruttivo e positivo dell’immaginazione, e non un atto negativo, che sia il tentativo di confrontarsi con un universo palesemente insensato sfidandolo al suo stesso gioco»…
#18 / ottobre 2020
Wonder Women II
di Graziano Graziani
Torniamo a parlare di “wonder women” ma dalla prospettiva dell’arte. Lo scorso maggio «93% – materiali per una politica non verbale» ha dedicato un numero a quattro donne che, in epoche e contesti molto diversi tra loro, hanno ideato e portato avanti pratiche di liberazione personale e collettiva, cambiando il contesto attorno a loro. La filosofa anarchica statunitense Emma Goldman, la rivoluzionaria russa Olimpia Kutuzova, la critica e saggista italiana Carla Lonzi, l’attivista brasiliana Marielle Franco, raccontate da quattro studiose che si sono occupate nel dettaglio delle rispettive parabole umane e politiche…
Meredith Monk dopo Meredith Monk
di Monica Demuru
«Quello che sto provando a fare è una musica che delinea energie per le quali non abbiamo parole. Ci sono esperienze nelle nostre vite che non possiamo nominare; ci sono sentimenti e emozioni per cui non abbiamo nomi, che sono tra le crepe… In queste crepe io lavoro con la voce»…
Pina Bausch (1940-2009), un altro ritratto
di Gaia Clotilde Chernetich
Studi, circostanze
Nel 2015, mentre ero al secondo anno del mio dottorato di ricerca, mi ritrovai, in prima persona e per la prima volta, sulle tracce di Pina Bausch: Philippine “Pina” Bausch, danzatrice e coreografa tedesca nata a Solingen il 27 luglio 1940 e morta a Wuppertal il 30 giugno 2009…
Trisha Brown, come fare una danza quando il limite è il cielo
di Rossella Mazzaglia
Nel 1971 Trisha Brown crea Roof and Fire Piece, solitamente ricordato come Roof Piece: undici performer danzano sui tetti di Soho, collocati a un isolato uno dall’altro, distanti ma in contatto visivo. Anche il pubblico osserva dai tetti, raccolto in piccoli gruppi, mentre, indifferente, scorre la vita per le strade di quella che le cronache del tempo descrivono…
Gina Pane, tra immediatezza e composizione
di Chiara Pirri Valentini
Nel 1939 Gina Pane nasce a Biarritz, elegante località balneare sulla costa basca francese al confine con la Spagna, paradiso per surfisti e amanti delle onde lunghe. Il padre, un restauratore di pianoforti, è italiano, la madre è austriaca. Passa l’infanzia e la giovinezza a Torino, città che resterà per lei molto importante…
#17 / giugno 2020
Un artista caparbio, ostinato e contrario
di Roberto Castello
Ho conosciuto Giacomo Verde negli anni Novanta e da lì in poi abbiamo fatto un sacco di cose, siamo diventati amici e abbiamo riso molto. Non abbiamo mai fatto vacanze insieme ma, al di fuori dei miei famigliari più stretti, è senza dubbio la persona con cui ho passato più feste comandate – quelle che tutti di solito passano con le loro famiglie…
Addio a un amico
di Massimo Marino
Sarà un pianto, questo, perché Giacomo Verde, videomaker e tecno-artista, persona gentile, toscano dalla voce dolce che un po’ ricordava le origini campane, se n’è andato dopo una lunga malattia. L’avevo conosciuto molto prima della svolta tecnologica, ai tempi del teatro di strada, del teatro “popolare”, delle piazze invase dal teatro (Santarcangelo 1978…
Per Giacomo: 1988-2020
di Marco Martinelli e Ermanna Montanari
Il pensiero, quando pensiamo a Giacomo, corre a quella indimenticabile avventura vissuta insieme quasi trent’anni fa, quando eravamo poco più che trentenni. Avevamo da poco scoperto la Romagna “africana”, avevamo appena debuttato con Ruh. Romagna più Africa uguale, il battesimo delle Albe afro-romagnole: sulla scena mescolavamo…
Tempo di avvio 15’’. Connessioni remote, la performance telematica di Giacomo Verde (2001)
di Anna Maria Monteverdi
Prima del 2000 accedevi a Internet con un modem attaccato al telefono, la rete aveva una velocità di 56 Kb e prima di caricare l’intera pagina passava parecchio tempo; il costo, poi, era quello di un’interurbana (la chiamata andava al provider di riferimento). Il tipico suono di un modem analogico ti avvisava del contatto…
Giacomo Verde, artivista ultrascenico
di Renzo Boldrini – Giallo Mare Minimal Teatro
Di nulla sia detto è naturale
Di tutto si dica può cambiare
L’eccezione e la regola, B. Brecht
Ciò che scrivo su Giacomo Verde, soprattutto per quanto riguarda il suo rapporto professionale in relazione a Giallo Mare Minimal Teatro, è chiaramente influenzato da quarantacinque anni di amicizia vera…
L’etica hacker di Giacomo Verde, giocare i media per non esserne giocati
di Carlo Infante
Giacomo Verde vedeva lontano, “noomade” (nomade del pensiero) come pochi, viaggiava leggero, ludico, sarcastico e ci portava lontano, in un modo e in un mondo diverso.
Inventava continuamente nuovi modi per stare al mondo e giocarselo il mondo…
Lello Voce incontra Giacomo Verde
di Lello Voce
Quest’intervista è il risultato di tre giorni di intensa discussione con Giacomo, più o meno un quinquennio dopo l’inizio della nostra collaborazione artistica: Giacomo “immergeva” le mie performance poetiche e poetico-musicali nella luce, nei lampi e nei colori delle immagini che realizzava dal vivo, con…
La magia low tech dei Teleracconti di Giacomo Verde
di Valentina Valentini
Che la tecnologia produca oralità, McLuhan l’aveva ampiamente affermato (predominio del flusso, del sensoriale sul discreto e lineare come la scrittura e il montaggio), evidenziando anche i tratti di questa nuova oralità (dissimile certamente da quella delle culture contadine) che è memoria sempre attiva, mai meccanica, in body…
L’artivista arlecchino: Giacomo Verde critico teatrale
di Igor Vazzaz
Scorrendo la gran copia di tracce, documenti, reperti a testimoniare la carriera artistica di Giacomo Verde, c’è da rimanere sorpresi, e divertiti. Tutt’altro che vocato all’ostensione di (o del) sé, Giac non era avaro di aneddoti, se il contesto lo trovava a proprio agio. In tali circostanze, con fare sornione e contagioso umorismo, era uso spiazzare…
Sono cose che fanno più paura se non se ne parla
di Flavia Dalila D’Amico
5 Maggio 2019
«Carissima Dalila, Mi spiace averti fatto piangere ma si vede che era necessario 😉 Sono comunque contento che questo spettacolo ti dia forza. Capisco la tua paura della morte e delle malattie. Ma sono cose che fanno più paura se non se ne parla. Almeno per me è stato così…
La lunga danza di Giacomo Verde
di Graziano Graziani
È difficile sintetizzare la parabola artistica di Giacomo Verde, uno dei pionieri italiani del video teatro e della net art, che si è spento la notte tra l’1 e il 2 maggio a causa di una lunga malattia. Ma forse si può riuscire a capire lo spirito del suo lavoro mettendo assieme i mondi diversissimi che ha attraversato…
A Giacomo, 2020
di Studio Azzurro
A Giacomo Verde, maggio 2020.
Le parole finali della sceneggiatura del film L’OSSERVATORIO NUCLEARE DEL SIGNOR NANOF e l’animazione del muro di Oreste Fernando Nannetti, per un omaggio commosso all’amico Giacomo Verde e alla sua inesauribile, immaginifica ricerca.
#16 / maggio 2020
Wonder Women
di Doralice Pezzola
È difficile, oggi, dire che cosa significhi essere femministe o femministi. Come accade per tutte le battaglie sociali di grandi proporzioni, il cui riverbero si propaga lungo i decenni come un gioco del telefono, i rischi di scivolare in stereotipi, fraintendimenti, banalizzazioni, sono elevatissimi. In un racconto che provi a dire cos’è il femminismo nel 2020, bisogna arrendersi all’idea che le conseguenze stesse del femminismo stanno annodate alle maglie del tempo, delle epoche e delle contingenze che l’hanno attraversato…
Emma Goldman e la rivoluzione senza fine
di Carlotta Pedrazzini
Nel 1886 a Chicago, in piazza Haymarket, durante un presidio in sostegno dei lavoratori in sciopero, una bomba uccise un poliziotto. In risposta, le forze dell’ordine aprirono il fuoco lasciando a terra, tra morti e feriti, decine di persone…
Olimpia Kutuzova Cafiero, una populista russa
di Martina Guerrini
Milano, seconda metà dell’Ottocento.
Nella stazione ferroviaria una populista russa è in attesa della coincidenza per Bologna. Ha un bagaglio piuttosto fragile: cucita in un asciugamano avvolto attorno alla vita vi è infatti della dinamite, destinata ai moti insurrezionali in Romagna…
Tornare a parlare di Carla Lonzi
di Valentina Cipullo Callegarini
Parlare di Carla Lonzi (1931-1982) oggi è necessario e complicato. Necessario perché le sue riflessioni, ancora troppo poco indagate, sono, a distanza di quarant’anni, un luogo prezioso in cui fermarsi per elaborarne di nuove. Complicato perché la sua vita, divisa a metà tra mondo dell’arte e femminismo, ha…
Marielle Franco: è nella lotta che ci si incontra
di Valeria Ribeiro Corossacz
Il 14 marzo 2018 Marielle Franco viene uccisa a colpi di pistola in un agguato a Rio de Janeiro, mentre torna in macchina a casa. Insieme a lei viene ucciso Anderson Gomes, il suo autista, Fernanda Chaves, sua collaboratrice, rimane illesa. Le indagini non hanno ancora stabilito ufficialmente…
#15 / marzo 2020
Il teatro e la peste
di Graziano Graziani
Fragilità. È questa la parola chiave che attraversa in queste settimane l’Italia e buona parte del mondo nel momento in cui tutti dobbiamo fare i conti con il lockdown, con lo stare chiusi in casa, misure necessarie per contrastare l’epidemia di Covid-19. Fragilità che, nel caso del settore delle arti e dello spettacolo dal vivo, si somma alla storica fragilità. Se è facile immaginare interventi ministeriali a sostegno delle strutture ufficiali, riconosciute e censite, che ne sarà dei tanti artisti che vivono di spettacoli che non possono più fare, di laboratori, di attività semiufficiale che è quasi impossibile censire? L’ansia per il futuro è serpeggiata fin da subito nel mondo della danza e del teatro, e non poteva essere che così…
Venezia, la peste, il teatro
di Leonardo Mello
«Il teatro deve essere come la peste, la cui virulenza sconvolge l’ordine dato e dissolve l’organismo che attacca, ma lo dissolve nel cervello e nei polmoni, quegli organi che sono alla diretta dipendenza della coscienza e della volontà, è lì che la peste attacca…
La fredda notte che stiamo vivendo è il momento per agire
di Valeria Orani
«incidènte: s. m. [uso sostantivato dell’agg. prec.]. – 1. Avvenimento inatteso che interrompe il corso regolare di un’azione; per lo più, avvenimento non lieto, disgrazia»
Chiunque abbia provato nella propria vita un incidente sa che arriva inaspettato, senza preavviso…
La danza, il virus e il deficit identitario
di Danila Blasi
Lo ammetto. All’inizio non riuscivo a capire perché nel mio piccolo mondo della danza, della danza contemporanea in particolare, questa vicenda del coronavirus, con la conseguente mancanza di punti di riferimento (teatri chiusi sì, teatri chiusi no ma con gli spettatori distanziati, teatri chiusi e basta, prove sì, prove no, prove ad un metro di distanza…
Sintonizzati su ciò che accade là fuori
di Cinzia Spanò
Milano. 13 marzo. Ho iniziato a scrivere questo pezzo circa cinque giorni fa. Scrivo e poi cancello, perché la realtà continua a trasformarsi in maniera talmente precipitosa che mi è diventato molto difficile fissare quello che volevo raccontare. Ossia come stiamo reagendo qui, noi attori, noi teatranti, di fronte allo sprofondare del nostro mondo…
Il viaggio di Gioppino
di Damiano Grasselli
Damiano Grasselli è regista e direttore artistico di Teatro Caverna, una compagnia di Bergamo. Ci conosciamo da anni e in questi giorni, in cui tutti siamo chiusi in casa, ci siamo tenuti aggiornati grazie a Whatsapp. Bergamo è al momento l’epicentro della pandemia a livello italiano…
#14 / novembre 2019
Silenzio: Beckett
di Graziano Graziani
Quando, nel dicembre del 1989, Eugène Ionesco fu chiamato a pronunciare qualche parola per commemorare il suo collega Samuel Beckett, scomparso tre giorni prima di Natale, da osservatore dei dettagli qual era egli decise di raccontare una piccola storia. O meglio, un ricordo…
Silenzio
di Alessandro Serra
Prologo
In collegio la notte, prima di addormentarci, pregavamo in coro, al buio, recitando un’oscena filastrocca che finiva con una minaccia zen: facciamo silenzio, a chi ne fa di più! Una volta pronunciata la formula era proibito parlare, quasi respirare. La suora si allontanava piano, chiudeva la porta e scivolava via…
Io non so cosa è il silenzio
di Fabiana Iacozzilli
Io non so cosa è il silenzio. So che per trovarlo ho bisogno dell’azione e degli oggetti. Di scoprire come suonano questi elementi. Me lo ha detto Samuel Beckett..
Il rumore del silenzio
di Maurizio Lupinelli
Devo per forza partire dall’ultimo lavoro che abbiamo messo in scena con i ragazzi diversamente abili del “Laboratorio Permanente” di Castiglioncello ad Armunia nel 2018, Sinfonia Beckettiana – prodotto da Ravenna Festival e Festival Inequilibrio – per cercare di spiegare e ripercorrere le tappe di studio e lavoro attorno ai testi di Beckett…
Ripartire da Quad, ripartire da zero
di Alessandro Carboni
L’articolo che segue è stato scritto circa dodici anni fa per il numero speciale della rivista Performance Researchi dedicato al centenario della nascita di Samuel Beckett. Le parole che seguono raccontano la mia ricerca “From Quad to Zero” nata intorno all’opera Quad di Samuel Beckett. La ricerca è stata sviluppata durante una residenza creativa alla School of Drama…
Silenzio, troppo silenzio: Samuel Beckett in Italia, prima e oggi
di Luca Scarlini
«A Samuele, figlio di Giacomo, impagliatore
Teatrale in francese e in inglese anche quando
Si trascina la fame nel cielo
Di ghiaccio nel suo cranio pendolare»
(Roberto Sanesi, Tema di Beckett)
…
#13 / settembre 2019
Abbondanza e scarsità
di Graziano Graziani
La ricchezza è un termine polisemico, può determinare molte cose. Viene dall’aggettivo “ricco”, di cui designa il concetto astratto, l’ideale potremmo dire, ovvero la condizione dell’esser ricchi. “Ricco” sembra derivi da un termine francese dell’XI, “riche”, a sua volta debitore di un termine longobardo, “rihhi”, e quindi dall’area linguistica germanica…
Che cosa è la ricchezza?
di Sergio Beraldo
La domanda «Cosa è la ricchezza?» è complessa. Io comincerei pertanto da una distinzione che può contribuire a limitare la confusione in cui inevitabilmente si cade quando si è interpellati in modo così diretto, su circostanze cui è anche legato, direttamente o indirettamente, il senso che diamo alle nostre tiepide vite…
Uscire dall’ossessione del consumo
di Elettra Stimilli
A proposito di ricchezza, qualche settimana fa sono stata colpita dal modo in cui è stata commentata una notizia. Dopo che il ministro dell’Interno in carica ha nuovamente minacciato di sforare i parametri europei, e che la sua dichiarazione ha avuto immediati effetti devastanti per l’economia nazionale sui mercati finanziari…
La ricchezza dell’essere
di Francesco Gesualdi
Il concetto di ricchezza dipende dall’idea che abbiamo della persona. Nel nostro sistema mercantile la persona è concepita come strumento di consumo: tubi digerenti con la bocca ben spalancata per ingurgitare tutto ciò che propone la pubblicità e uno sfintere anale bello largo per espellere tutti i rifiuti che si producono durante il transito….
Ubuntu
di Roberto Castello
Nel mare delle comunicazioni quotidiane è difficile accorgersi del mutamento di significato di alcune parole. È stato infatti solo chiacchierando con amici e conoscenti di «cos’è la ricchezza?» che mi sono accorto che ricchezza e denaro nel linguaggio quotidiano sono diventati praticamente sinonimi, e…
#12 / giugno 2019
effimero/duraturo
di Graziano Graziani
L’estate è cominciata e con lei ha preso il via la stagione dei festival. E poiché 93% è un blog che è dedicato alla politica non verbale, ci è sembrato interessante interrogarci sulla natura di queste manifestazioni, piazze privilegiate del contemporaneo e della sperimentazione, che per definizione hanno una natura fluida e dinamica, rispetto a quella più statica e istituzionale delle stagioni ufficiali…
Attorno a Bayreuth: idee di festival
di Gerardo Guccini
Parlare oggi di Bayreuth. Storicamente, il Festival di Bayreuth è stato il primo a conferire alla progettazione di eventi che si svolgano in un determinato luogo, in un determinato periodo dell’anno e al di fuori della normale programmazione dei teatri, quei connotati culturali che le pratiche novecentesche avrebbero poi reso ricorrenti …
Vivere di festival. L’impensato del teatro*
di Leonardo Delogu
Il primo Amore. Il mio primo festival fu Santarcangelo 2004. Allora avevo da poco cominciato a lavorare con il Teatro Valdoca di Cesare Ronconi e Mariangela Gualtieri, e Santarcangelo dei Teatri quell’anno era diretto da Silvio Castiglioni con la collaborazione di Silvia Bottiroli, Andrea Nanni e Massimo Eusebio…
L’inevitabilità del cambiamento. Un pensiero
di Fabrizio Arcuri
Difficile dire in questo nuovo assetto qual è il ruolo dei festival in Italia. Se dovessimo leggere l’intero sistema teatrale come un sistema concentrico su modello atomico o comunque in termini di vasi comunicanti tale per cui ogni segmento del sistema partecipa in modo funzionale alla strutturazione del sistema stesso in termini evolutivi, allora…
Il lusso della gratuità. A proposito dei festival
di Attilio Scarpellini
«Oggi, se si devono proprio dire le cose come stanno, nessuno sa più che cosa sia l’arte (né tantomeno che cosa sia la bellezza); si sa solo che l’uomo continua ad aver bisogno di un atto, di un lavoro, di una forma che siano puri e gratuiti, cioè che servano unicamente a dare un significato alla vita…» (Nicola Chiaromonte, Il buon attore)…
#11 / maggio 2019
Eppure so farlo
di Graziano Graziani
Dalla prassi alla teoria. Dopo aver raccontato nel numero scorso “Tempi di reazione” – la rassegna di happening multidisciplinari ideata da ALDES –, nel mese di maggio «93%» torna sul tema dell’improvvisazione scenica con delle riflessioni più ampie, che spaziano dalla danza alla musica al teatro…
L’improvvisatore non improvvisato
di Andrea Cosentino
Improvvisazione è la mia parola feticcio, è il cuore e l’orizzonte della mia pratica artistica. Altrove e in passato, nelle mie episodiche pubblicazioni saggistiche, ho provato ad affrontare il tema con una certa minuziosità e serietà accademica …
Discesa nel Maelström. Note sull’improvvisazione
di Vincenzo Cuomo
Qualche anno fa David Toop, musicista e studioso di audio culture and improvisation, ha dato alle stampe il primo volume della sua storia delle pratiche dell’improvvisazione nella musica e nelle arti del Novecento, con il suggestivo titolo: Into the Maelstrom: Music, Improvisation and the Dream of Freedom – Before 1970. Libro ricchissimo di notizie e di argomentazioni che spazia dalla musica alla letteratura alle arti performative. Nonostante questa straboccante ricchezza, che costringe il lettore ad un continuo riposizionamento cognitivo…
Mettersi scomodi. Riflessioni sull’improvvisazione
di John De Leo
Cos’è (per me) l’improvvisazione.
Come spesso accade quando si parla di musica – o di arte più in generale – definire un aspetto come l’improvvisazione è un esercizio piuttosto difficile, quasi innaturale poiché impone essenzialmente di oggettivare qualcosa di sfuggente per sua natura. …
Let’s dance. L’arte filosofica dell’improvvisare
di Romano Gasparotti
Ideare prima di fare.
La nostra cultura dominante, in quanto cultura del dire e non del fare, tende a considerare quest’ultimo come un mero eseguire, ossia, letteralmente ed etimologicamente, come «ciò che segue a» (dal latino ex-sequi). …
Nel mentre del tempo
di Paola Bianchi
Fattore determinante e condizionante della coreografia, elemento basilare nell’arte scenica, essenza astratta eppure tangibile, entità che acquista corpo nel suo farsi scena, azione performativa, il tempo, uno dei quattro elementi fondanti della coreografia – insieme a spazio, forza e idea/progetto…
Il rituale: a un modo d’azione specifico corrispondono forme specifiche di esercizio del pensiero
di Eleonora Musella
Tra le tante angolazioni dalle quali l’antropologo Carlo Severii ha studiato il rituale, ve ne è una, a mio avviso la più interessante, secondo la quale indagare il rituale significa indagare un modo d’azione specifico, talvolta definito anche come “contesto tecnico”…
«Io sono l’Occasione, a pochi nota». Riflessioni sull’arte dell’improvvisazione
di Enrico Pastore
«È solamente in un luogo imprevisto, e in un momento inatteso, che può avvenire un fatto al quale saremo pronti a credere senza riserve».
T. Kantor
Galli, galline e altri suoni. Note a margine della pratica musicale
di Eugenio Sanna
La musica e il suono emesso da un violino o dagli strumenti ad arco possono colpire il cuore delle persone rappacificandole. Nell’arco su cui sono tesi i sottili crini, vi è il senso di ciò che esprime la figura mitologica della freccia…
#10 / aprile 2019
Ciò che accade e ciò che si racconta
di Graziano Graziani
In psicologia si chiama “metodo dei tempi di reazione” la procedura di misurazione del tempo intercorrente tra un input ricevuto da un soggetto e la risposta emessa da quest’ultimo. Nei manuali di scuola guida si definisce “tempo di reazione” il tempo che intercorre dal momento della percezione di una situazione di pericolo a quando si inizia la frenata…
Tutti ne uscimmo vincitori. Improvvisazione tra contemporaneità e amarcord
di Gabriele Rizza
L’amico Roberto Castello ci ha invitato a formulare qualcosa sul concetto di “improvvisazione”. Improvvisazione. Ovvero: un concetto, un’idea? Un pensiero? Uno slancio emotivo o una pratica creativa? Una tentazione? Una perplessità? Una pausa? …
Pensiero facente: tempi, reazioni e improvvisazioni
di Valeria Vannucci
“Tempi di Reazione” nasce a Porcari nel 2008 come festival sull’improvvisazione in ambito artistico, mettendo in dialogo differenti linguaggi e aspetti teorici inerenti alla pratica. A distanza di nove anni, la manifestazione torna in auge sulla spinta di differenti necessità …
Tempi di Reazione 2018. Una cronaca e un discorso sull’improvvisazione
di Igor Vazzaz e LSDA
Noi, che siamo arlecchini, ci aggiriamo per teatri e spazi, festival e rassegne, perlopiù alla ricerca di buffet ben nutriti (per nutrir noi stessi), cogliendo così l’occasione di veder qualcosa, e farci sopra una qualche pensata. Avviene di trovarsi nella piana di Lucca…
Improvvisare è fallire
di Enrico Castellani
Improvvisare è un salto nel vuoto. Sempre. Se poi a definire l’ambito d’azione non c’è alcun appiglio né contorno, se nessun ruolo è stato definito, se nessuna situazione è data, se le persone chiamate a interagire non si conoscono e appartengono ad ambiti diversi, hanno formazioni distanti, non sono della stessa generazione, allora…
nel silenzio
di Company Blu (Charlotte Zerbey e Alessandro Certini)
L’improvvisazione è una materia e una pratica scenica che da molto tempo ci è familiare e che abbiamo sviluppato nel nostro lavoro, sia con modalità estensive e totalmente aperte, sia all’interno di spettacoli strutturati e/o coreografati…
The briefest of notes on improvisation
di Julyen Hamilton
we do it
it happens
we need to
it is of now and that is where our heart and art are;
…
Controllare le distanze
di Mariano Nieddu
Scrivere di un’improvvisazione non è la cosa più semplice del mondo, è come descrivere un’opera d’arte basata sullo scorrimento temporale, dove immagini e suoni si uniscono in un legame unico e indivisibile…
Vademecum improvvisato per il giovane improvvisatore. Per una mistica della creazione in tempo reale
di Stefano Questorio
Per questi salti nel vuoto ti serve un coraggio eroico o una inconsapevolezza totale, ma saperlo non ti cambia nulla…
Composizione istantanea: come creare una relazione con il presente della performance
di Giselda Ranieri
Avere l’opportunità di scrivere sull’improvvisazione e la composizione istantanea è per me importante e una sfida stuzzicante, perché mi costringe a mettere nero su bianco una serie di riflessioni che appartengono al mio fare artistico…
#09 / dicembre 2018
Non è qui il centro del mondo. Uno sguardo differente sulla cultura, l’informazione e la politica dell’Africa occidentale
di Andrea Porcheddu
Poco tempo fa è passato per Roma uno degli ultimi lavori del regista svizzero Milo Rau (La Reprise, al RomaeuropaFestival), ormai acclamato capofila di un nuovo, potente, teatro politico capace di indagare con cinica determinazione alcune tra le più pesanti pagine della storia recente…
Le Afriche in movimento: presente e futuro del continente giovane
di Jean-Léonard Touadi
Diceva il filosofo Guy Debord, nel suo “La société du spectacle”, che siamo immersi in una «realtà istantanea». La realtà fuggevole dei tweet, dei post, delle dirette facebook: dell’istante sospeso che aspetta l’altro istante, che lo caccia e resta in attesa dell’altro istante ancora, in una catena infinita…
La voce dell’oralità nel romanzo dell’Africa Occidentale
di Itala Vivan
«C’era una volta un leopardo che da tempo cercava di catturare una tartaruga. Un giorno, per caso, si imbatté nella tartaruga che camminava tutta sola in una strada solitaria. “Ah ah,” le disse, “Finalmente ti ho presa, adesso preparati a morire”. E la tartaruga rispose: “Posso chiedere un ultimo favore, prima di morire?” …
Africa: come la raccontano i mass media in Italia
di Raffaello Zordan
Noi cittadini italiani (ed europei) non siamo il centro del mondo. Dovrebbe essere una consapevolezza logica e diffusa. Ma non è così perché ci illudiamo che tutto ruoti intorno a noi e non ci accorgiamo, invece, che sappiamo poco di quello che accade nel mondo, specie nel Sud del mondo…
Schermi d’Africa
di Annamaria Gallone
Sono più di trent’anni che parlo di cinema africano e non mi sono ancora stancata. All’inizio mi si chiedeva sempre: ma esiste il cinema africano? perché in effetti era praticamente sconosciuto. Ricordo l’epico inizio, quando mi spostavo in treno con le grandi “pizze” per presentare in tante città i primi film…
#08 / settembre 2018
È settembre, si torna a scuola: tra i maestri e gli allievi
di Andrea Porcheddu
Chi è un maestro? Cosa può insegnare?
Nella biografia di Ramakrishna, grande sapiente indiano dell’Ottocento, si racconta che la sua azione non consiste nel prescrivere qualcosa, quanto nel mostrare un limite…
Ogni benedetta stagione
di Elio De Capitani
«A teatro è il fiato dello spettatore che dà fiato all’attore. Lo so per via che ogni tanto recito versi: io vario, essi variano, in funzione di chi ascolta, e viceversa».
Elio Pagliarani Teatro come verifica in Il fiato dello spettatore a cura di Andrea Cortellessa edizioni L’orma 2017…
E tu, dove vai a danza?
di Gaia Clotilde Chernetich
Dilemmi.
È settembre, si torna a scuola, ma dov’è e qual è la “scuola” di chi desidera danzare? Questa domanda, come una matrioska, ne contiene molte altre: che cosa è possibile dire sulla formazione del danzatore contemporaneo?…
La danza? Un allenamento al dubbio
di Maddalena Giovannelli
«Non ho capito!». O ancora: «Io non me ne intendo, però mi sembra che…».
Non è raro sentire questa o simili affermazioni nel foyer di un teatro dove è andato in scena uno spettacolo di danza o, più in generale, nell’incontro con linguaggi performativi non verbali…
Scuola. I suggerimenti della robotica educativa
di Doralice Pezzola
A Matera, in un piccolo festival coraggioso che da tre anni il Centro Iac propone ai cittadini – e che porta il nome di Nessuno resti fuori – quest’estate si è svolta, al riparo da un sole cocente, una discussione che aveva come suo centro: cosa fare? Cosa fare, in questi tempi sempre più cupi?…
Tornare a scuola. In Senegal
di Andrea de Georgio
Laifatou è assorta nei suoi pensieri. Li osserva scorrere sfuocati oltre al finestrino di un autobus sgangherato che dalla capitale Dakar la porterà, in 12 ore di viaggio notturno, a Ziguinchor, capoluogo della Casamance, nel profondo sud del Senegal…
«Ci avete visto?»: Choufthounna. Una retrospettiva partecipata del Festival d’Arte Femminista di Tunisi
di Anna Serlenga
Sono giorni intensi quelli della prima settimana di settembre nella capitale tunisina. Le strade del centro storico della città sono attraversate da due importanti festival che richiamano un folto pubblico, nazionale ed internazionale…
L’abecedaire di Deleuze, ovvero dell’eterno ritorno
di Margherita Masè
È una mattina di settembre del 1931 a Parigi. Un bambino ha da poco compiuto sei anni. Con gli occhi ancora abbottonati di sonno, tiene per mano son nounou e sottobraccio il suo abecedario, e percorre per la prima volta la strada di casa e poi altre strade, e altre ancora, verso il suo primo giorno di scuola…
Danza e tecnologia ad Aosta per creare nuove comunità
di Valeria Vannucci
L’avvicinarsi dell’autunno segna il ritorno in città, a scuola e a lavoro, corrisponde al vero capodanno in cui giunge il momento di realizzare tutte le faccende procrastinate e tutti i nuovi buoni propositi. L’arrivo del ‘nuovo’, anche per chi ritorna a fare quello che aveva lasciato a giugno, magari con una diversa attitudine e uno spirito rinnovato…
#07 / luglio 2018
CORPI AL SOLE – Anatomia patologia simbologia
di Andrea Porcheddu
Qualcuno forse lo ricorderà: Corpi al sole è il titolo di un celebre romanzo di Agatha Christie, diventato film con un indimenticabile Peter Ustinov nei panni dell’investigatore belga Hercule Poirot. Lui, snob e sociopatico quanto basta, osservando dall’alto i corpi dei bagnanti sdraiati in spiaggia, dice, più o meno, «sono tanto simili a dei cadaveri»…
Il corpo e la realtà realizzata in Jean-Luc Nancy
di Chiara Vecchiarelli
«Abbiamo forse inventato il cielo al solo scopo di farne decadere il corpo?». Forse sì, se nel cielo abbiamo posto ciò che il cielo deve trascendere, che al cielo deve ascendere per situarsi in un al di là…
Nelle mille bolle social
di Francesca Colaiori
Nel 1993, agli albori di Internet, il New Yorker pubblicò una vignetta di Peter Steiner poi diventata molto celebre, raffigurante un cane seduto davanti ad un computer che rivolgendosi ad un altro cane dice “Su Internet, nessuno sa che sei un cane”…
Freaks! L’invasione degli anti-corpi
di Roberto Cuppone
Dalla “Barnum & Bailey” alla “Delbono & Bobò”. Si può ghignare di un anziano sordomuto travestito da Repubblica Italiana che sbandiera il tricolore (Compagnia Delbono, Dopo la battaglia)? Si può essere ansiosi di veder volteggiare un tetraplegico sulle teste di ballerini che se lo palleggiano?…
Esposizione permanente (del corpo parlante)
di Fabiana Sargentini
Ho ventitré tatuaggi. In quali zone del corpo si collocano? Cosa mi raccontano? Cosa raccontano di me al mondo? Ho ventitré tatuaggi ma quelli degli altri non mi garbano…
Se la pelle è un’ossessione
di Andrea de Georgio
Lo “sbiancamento” (o “depigmentazione volontaria della pelle”) è una tendenza nata fra le donne nere degli anni Sessanta negli Stati Uniti. Qui un gruppo di operai dell’industria della gomma scoprirono per caso le proprietà schiarenti…
(Dis)educazione pornografica
di Doralice Pezzola
Una celebre frase di Viriginia Woolf recita: «A feminist is any woman who tells the truth about her life» (ovvero: una femminista è qualsiasi donna racconti la verità sulla propria vita). Virginia Woolf è morta nel 1941. Non ha visto la rivoluzione sessuale, il femminismo radicale degli anni Settanta e…
L’arte sovversiva del travestitismo
di Margherita Dellantonio
Nudi o coperti, esposti o nascosti, truccati o mascherati: l’affermazione del sé passa attraverso estetiche che formano e performano l’identità. Il mito di un’identità sessuale naturale, prefabbricata, e la sua demolizione, è stato oggetto di varie disamine e lunghi dibattiti da parte di…
Lo s(Paz)io e il fumetto del corpo
di Valeria Vannucci
Ci sono cose che non si possono dimenticare, che rimangono impresse nell’immaginario collettivo, si proiettano sulla società e scivolano nel profondo della cultura di cui entrano a far parte. Memorie palpabili, respirabili e tangibili che attraversano città e generazioni, plasmando anime e corpi…
#06 / giugno 2018
Black is the colour (of?)
di Andrea Porcheddu
La questione, se affrontata seriamente, mostra sempre il nostro imbarazzo. Nostro, ossia di noi bianchi, benestanti, occidentali, democratici (non sempre), e mediamente acculturati (anche qui non sempre, viste le agghiaccianti statistiche sull’analfabetismo di ritorno e sull’abbandono scolastico).
La questione è, per dirla francamente, il razzismo….
Quanto è nero l’universo
di Marco Montuori
Il sole è tramontato e la notte si avvicina. È un momento magico, forse perché è il passaggio tra due mondi: dal mondo della luce che ben conosciamo a quello delle tenebre molto meno noto e anche per questo più affascinante per noi…
Atena nera e il giardino del mondo
di Marco Martinelli
1. Era la fine degli anni Ottanta. Con le Albe avevo appena “inventato” la Romagna africana: vedendo che nelle nostre città cominciavano ad approdare immigrati dall’Africa, avevo scritto Ruh.Romagna più Africa uguale, un testo-favola sulla fine-trasformazione dell’Occidente…
Antropofagie e trasfigurazioni
di Massimo Canevacci
A Sâo Paulo le avanguardie sensibili al rinnovamento estetico e politico si erano definite antropofagiche: l’antropofagia – da stigma selvaggio che gli europei coloni affibbiarono ai nativi – fu rivendicata come un’arte di deglutire l’altro; le stesse culture occidentali potevano essere antropofagizzate: una pratica per incorporare nelle proprie sensibilità fisiologiche o estetiche sapori, simboli e proteine stranieri…
Il look total black. Storia del nero tra simbologie e guardaroba
di Margherita Dellantonio
Il colore nero rappresenta ambiguità: è oscurità mortifera e terra feconda, notte spaventosa e buio da cui possono scaturire luce e possibilità, è simbolo di malinconia e di potere, di eleganza e di trasgressione. In questa sua ambiguità, il nero esprime perfettamente la dicotomia che caratterizza la moda…
Black thaumàzein
di Valeria Vannucci
«Provare meraviglia ci riporta al thaumàzein aristotelico – θαυμάζειν – all’oscillazione tra il sorprendente e il perturbante, tra la “gioiosa” perentoria affermazione del proprio agire e il disorientamento, l’impatto che ci sorprende quando una visione o un evento, di qualsivoglia natura, sopraggiunge a mutare il nostro sguardo verso le cose»…
La danza africana tra stereotipo e contemporaneità. Intervista a Cristiana Natali
di Dario La Stella
L’Africa, una terra sconfinata di circa 30.221.532 km² (tre volte l’Europa), suddivisa politicamente in 54 stati nati da mappe militari redatte nei secoli dai coloni europei. All’interno di questi confini vivono circa 1.100.000.000 di persone, parlanti circa 2000 lingue…
La traccia nascosta della musica nera
di Enrico Bettinello
Per la black music la prima metà del 2018 è stata caratterizzata principalmente da due eventi: il conferimento del Premio Pulitzer a Kendrìck Lamar e l’uscita del video This Is Not America di Childish Gambino…
Biennale di Dakar: per un rinascimento africano
di Andrea de Georgio
È intitolata L’Ora Rossa, una nuova umanità, la 13°edizione della Biennale d’arte africana contemporanea di scena in Senegal dal 3 maggio al 2 giugno…
#05 / maggio 2018
La sublime arte dello (s)comunicare
di Andrea Porcheddu
«La complessità rallenta la comunicazione. L’iper-comunicazione anestetica riduce la complessità, per raggiungere una maggiore velocità. Essa è sostanzialmente più veloce della comunicazione sensata. Il senso è lento, è di ostacolo ai circuiti accelerati della informazione e della comunicazione. Cosi la trasparenza coincide con un vuoto di senso. La massa di informazioni e di comunicazione si origina da un horror vacui»…
La toccante esperienza del comunicare
di Romano Gasparotti
I paradossi della comunicazione odierna.
Per la nostra cultura comunicare è una sorta di parola/feticcio. Le facoltà universitarie di Scienze della comunicazione sono affollate da moltitudini di studenti, i quali si aspettano chissà quale futuro. Ma che cosa intende la nostra cultura corrente per comunicare? …
Che cosa comunica il comunicare?
di Vincenzo Cuomo
Comincio dall’assunzione di una famosa tesi di McLuhan, ma generalizzandola. Nella comunicazione, “in generale” – quindi non solo nell’ambito delle comunicazioni “umane”, ma, come dirò fra poco, nell’ambito delle comunicazioni tra “ogni cosa che esiste” – ciò che è innanzitutto comunicato è il medium stesso della comunicazione…
Comunica!
di Maurizio Zanardi
Il nostro tempo sembra non solo rendere possibile qualsiasi comunicazione, ma ‘volere’ che nulla sfugga alla comunicazione. Un volere così prepotente da assumere il tono, per lo più suadente, di un imperativo impersonale, non riconducibile a nessuna particolare fonte di emissione, e perciò indirizzato a ognuno…
Censure e negazioni: quando la comunicazione è negata
di Oliviero Ponte di Pino
Da qualche mese appunto sul sito Censure 101 i casi di censura, e più in generale di condizionamento del discorso pubblico e dei limiti della libertà d’espressione. Il panorama è insieme esilarante e terribile.
Si poteva pensare che, dopo le dittature criminali e i massacri del Novecento i valori della libertà e della tolleranza, sostenuti da una visione illuministica accompagna dalla fiducia nei meccanismi della democrazia, avrebbero posto fine alla ottusa brutalità del potere…
Semplici pratiche di sovversione urbana
di Dario La Stella
La destinazione d’uso degli spazi urbani è determinata dalla progettazione urbanistica in modo perlopiù verticale, sono ancora molto limitate le pratiche di progettazione condivisa con la cittadinanza. Ne consegue che spesso l’uso dello spazio rappresentato dal progetto venga sovvertito dall’utilizzo reale delle persone che vivono quotidianamente quella porzione di città, quel quartiere…
Dalla pelle alle immagini
di Valeria Vannucci
Il video è un medium per raccontare la danza. Ma se la danza, di per sé, è un medium fra uno strato (o stato) interiore e uno esteriore del corpo umano performante, cosa racconta o tace il mezzo video rispetto all’espressione del gesto?…
#04 / dicembre 2017
La parola alle donne
Donne e diritti, donne e nuovi linguaggi, donne e potere. Al femminismo di ieri e di oggi è dedicato questo quarto numero di 93%.
Federica Castelli (ricercatrice in Filosofia politica), partendo dalla dicotomia mente/corpo su cui si fonda il pensiero occidentale, ci racconta come sia stato proprio il femminismo a mettere in discussione questa dualità, aprendo degli spazi libertà impensati che parlano di “soggettività incarnata”, cioè di corpi politici con storie e percorsi diversi capaci di trasformare lo spazio pubblico in spazio pubblico appassionato…
Il sapere corporeo del femminismo
di Federica Castelli
Da sempre, fin dai nostri primi giorni di scuola, abbiamo imparato a pensare e a nominare una dicotomia: quella tra la mente e il corpo. Crescendo, questa coppia oppositiva ci è stata raccontata in molti modi: dalla religione (che ci ha parlato dell’anima), dalla letteratura, dalla filosofia, a volte dalla medicina, persino dalla politica…
Io sono una carta: le battaglie delle artiste italiane
di Raffaella Perna
Il corpo delle donne è un terreno sul quale negli anni Settanta si combattono molte battaglie. In questo decennio, in Italia, le donne lottano per il cambiamento dei tradizionali assetti borghesi nell’ambito della famiglia, del lavoro, della cultura, della politica, della sessualità…
Femen, un movimento che sfida il potere
di Maria Grazia Turri
La nascita ufficiale del movimento Femen è datata 10 aprile 2008 e la prima comparsa pubblica è nell’estate dello stesso anno a Kiev. Tre ragazze cresciute in una sconosciuta cittadina ucraina di 300.000 abitanti, Khmelnitskij, si sono presentate…
L’anno delle ragazze elettriche
di Barbara Leda Kenny
2017, l’anno della women’s march, di nonunadimeno, di metoo. Un’ondata di donne che dicono basta alla violenza degli uomini. Femminismi in piazza ne abbiamo visti tanti, solo in Italia negli ultimi dieci anni ci sono stati tre grandi momenti…
Ora tocca agli uomini costruire un altro mondo
di Valeria Viganò
Il discorso è infinito. Sono trascorsi millenni eppure, pur se il mondo è un altro, stravolto nei secoli, immerso ora in una vorticosa modernità, l’atavismo del rapporto tra donna e uomo, basato sul patriarcato e la misoginia, ancora perdura….
#03 / novembre 2017
Prospettive teatrali
Abbiamo chiesto a tre giovani critici di riflettere sul rapporto fra testo e non verbalità a teatro.
Abbiamo ricevuto contributi molto diversi negli argomenti ma per certi aspetti affini nel tono. Sergio Lo Gatto, partendo dal Macbettu di Alessandro Serra, ragiona su cosa accade quando in scena gli attori si muovono e parlano molto, ma in sardo …
Se la danza potesse parlare
di Gaia Clotilde Chernetich
Per quanto possa risultare paradossale o eccentrico, questo articolo vuole prendere le mosse da un post scriptum di cui ho iniziato a sentire l’esigenza nel momento in cui questo stesso scritto si apprestava ad assumere la forma con cui viene diffuso. …
Il suono del silenzio tra visuale e teatro
di Sergio Lo Gatto
Se la parola ci sembra onnipresente, se la nostra cultura ci appare logocentrica, proviamo invece a immaginare quanto la nostra cultura sia basata sull’esperienza visuale. Basterebbe tenere pronto alla mano un manuale di storia dell’arte, ma anche solo un manuale di storia, per rendersene conto. …
In principio fu il luogo: miti antichi e scena moderna
di Enrico Pastore
In principio era il verbo? In principio fu il luogo. Prajapati circondato dalle vampe ardenti e impermanenti delle acque e della mente decise che “ciò che era” aveva necessità di fondamento. Così fu la terra, su cui poi si distese. …
#02 / ottobre 2017
L’isola comincia a popolarsi
di Roberto Castello e Francesca De Sanctis
La nostra “piccola isola” comincia, se non proprio a popolarsi, almeno ad essere frequentata. E così, in questo secondo numero di novantatrepercento.it sono venuti a trovarci altri “amici”: intellettuali, registi, drammaturghi intervengono nel dibattito lanciato circa un mese fa da questo blog, venuto alla luce proprio con l’idea di aprire uno spazio di riflessione…
La lingua vale, ma non siamo soltanto parola
di Massimo Bray
Nel mondo di carta e di bit in cui, e di cui, vive l’Istituto della Enciclopedia Italiana, la parola è fondamenta e ascensore, area calpestabile e percorso, costruzione e orizzonte. È corretta, e sempre sfidante, l’idea che la trasmissione del sapere e della cultura, in tutte le forme ed espressioni nobili e civili…
L’improvvisazione? Una questione di musica
di Claudio Morganti
Sono attratto dall’improvvisazione per via di qualcosa che a mio avviso, ha grande importanza. Si tratta di una freschezza, di una qualità particolare, che si può ottenere solo improvvisando; qualcosa che sfugge alla scrittura. Ha qualcosa a che fare con l’idea di ‘limite’. Stare sempre sul confine dell’ignoto pronti al salto…
Come sfuggire alla censura? Ce lo insegna Totò
di Massimiliano Civica
Un dittatore serio appena salito al potere deve chiudere i teatri e vietare i pubblici spettacoli. E’ quello che Leopoldo Zurlo, responsabile unico per la censura teatrale sotto il fascismo, deve aver sempre rimproverato, nel segreto del suo cuore, a Mussolini.
Quel Mussolini che non aveva voluto chiudere i teatri e così facendo…
Fare teatro fisico da fermi
di Enrico Castellani
La provocazione arrivataci da Roberto Castello di provare a riflettere e a scrivere quale sia la nostra relazione con il linguaggio non verbale ci stimola a mettere insieme quelli che ci appaiono come i pezzi di un mosaico.
Ogni giorno che passa ci è sempre più chiaro che il corpo sta al centro di qualsiasi tipo di comunicazione. In qualunque ambito ci troviamo ad operare. Dentro e fuori dal teatro.
#01 / settembre 2017
Un luogo di riflessione aperto a tutti
di Francesca De Sanctis
Succede a volte che certe idee, apparentemente bizzarre, diventino all’improvviso talmente concrete da poterle quasi toccare con mano. Si insinuano nella testa e cominciano a crescere, crescere, crescere finché dal quel grande caos in cui tutto si mescola qualcosa di buono inizia a venir fuori. Così, ciò che era solo nei nostri pensieri poco alla volta prende forma e nel nostro caso conquista anche un nome: 93%: materiali per una politica non verbale. Che cos’è? Un blog prima di tutto.
La danza, il blog e i Dance Club
di Roberto Castello
Una delle implicazioni della professione di danzatore contemporaneo che di solito non si considerano è l’imbarazzo, spesso, di rispondere alla semplice domanda: che lavoro fai? Non in tutte le situazioni, infatti…
La lunga marcia delle suffragettes
di Andrea Porcheddu
Molto prima che Marina Abramovic facesse la muraglia cinese a piedi o si mettesse nuda a mo’ di stipite in una porta con Ulay, prima che Orlan iniziasse a mutarsi in cyborg e molto prima ancora che le Femen intervenissero a seno nudo in piazza per…
Quando il corpo uccise la borghesia
di Angiolo Bandinelli
Nel 1962, il Partito Radicale, fondato nel 1955 da una confluenza di liberali, democratici, ex azonisti e socialisti di varia estrazione, collassava. La sua classe dirigente si sparpagliò in altre formazioni…
Tutti pazzi per la comunicazione corporea
di Marino Bonaiuto
Lo studio scientifico della comunicazione corporea, o comunicazione non verbale come spesso è stata etichettata, data almeno dalla metà del secolo XIX. È però possibile…
Dimmi come ti muovi e io ti imiterò
di Fridanna Maricchiolo
La “comunicazione non verbale” (CNV) si potrebbe definire come una trasmissione di contenuti, costruzione e condivisione di significati che avviene a prescindere dall’uso delle parole (Bonaito, Maricchiolo, 2009). La componente non verbale…