Senza soldi

di Roberto Castello

Marco Smacchia, “Vasca nera”, tempera acrilica e matita su carta, 2013

Agli autori e alle autrici che con i loro racconti hanno popolato questo numero di 93%, è stato originariamente proposto un invito all’immaginazione: cosa succederebbe, se, improvvisamente, il denaro scomparisse dal mondo? Quella che segue è una traccia delle riflessioni che ci hanno portato a elaborare questa richiesta.

Non saprei dire perché ma il rapporto fra il denaro e la vita delle persone è stato molto spesso al centro dei miei pensieri e dei miei lavori.

Nel 2008, vedendo gente che rovistava nella spazzatura vicino a supermercati stracolmi di ogni bendidio, mi sono chiesto cosa succederebbe se improvvisamente, per qualche misteriosa ragione, il denaro in tutte le sue forme scomparisse, se non ci fosse quindi più alcun modo di pagare e non restasse altro da fare che entrare nei negozi a prendere quello che occorre e beneficiare gratuitamente di qualunque servizio.

Quale sarebbe il nuovo contratto sociale? Come ci si comporterebbe? Si continuerebbe a fare ciò che si faceva fino al giorno precedente o si inizierebbe a fare tutt’altro? In che modo quelli che oggi sono i ricchi privilegiati potrebbero persuadere dipendenti e fornitori a continuare a fare ciò che facevano fino al giorno prima? Per cosa si troverebbero a lottare le persone? Cosa ne sarebbe dei rapporti personali, da quelli famigliari a quelli sociali a quelli di classe? Cosa diventerebbe il lavoro? Cosa ne sarebbe della proprietà privata? Quali sarebbero i fondamenti morali che nel tempo si verrebbero ad affermare? Quale tipo di organizzazione sociale si verrebbe a creare? Esisterebbe ancora il lusso? In cosa potrebbe consistere? E cosa nel tempo verrebbe a determinare lo status sociale delle persone? Quale sarebbe quello dei soggetti inoperosi e quale quello di chi si sobbarca compiti indispensabili quanto sgradevoli o pericolosi? I beni, senza un pezzo, sarebbero altrettanto desiderabili?

Immaginare un mondo senza denaro è difficilissimo, praticamente impossibile, eppure il denaro non è sempre esistito, non è un dato di natura come il mare e le montagne. Anzi per certi versi non esiste proprio e non è neppure vero che abbia un valore oggettivo o sia anche solo una unità di misura attendibile. È qualcosa che esiste solo nell’immaginazione, ma è così profondamente radicato e interconnesso con l’identità di ciascuno da rendere quasi impossibile immaginare come potrebbe essere una società non regolata da debiti e crediti.

Il denaro è la tovaglia sulla quale apparecchiamo le nostre esistenze. È l’unica lingua comune a tutti gli umani ed è forse la cosa che più di ogni altra determina il corso delle loro esistenze. Provare a immaginare cosa succederebbe dentro e intorno a ciascuno di noi se improvvisamente il denaro scomparisse è un pretesto come un altro per iniziare ad immaginare un mondo fondato su un paradigma diverso da quello che ci ha portati a dominare i boschi e le savane ma che potrebbe forse rivelarsi non più adatto a gestire un mondo sovrappopolato, iperconnesso e ipertecnologico.

 

Roberto Castello

Castello è probabilmente da ritenersi il più ideologicamente impegnato tra i coreografi che hanno fondato la danza contemporanea in Italia.
Nei primi anni ‘80 danza a Venezia nel “Teatro e danza La Fenice di Carolyn Carlson”, dove realizza le sue prime coreografie.
Nel 1984, è tra i fondatori di Sosta Palmizi.
Nel 1993 fonda ALDES.
Premio UBU nel 1986, nel 2003 e nel 2018 (“Il Cortile” / “Il migliore dei mondi possibili” / progetto ALDES).
Dal 1996 è curatore di varie manifestazioni e rassegne e, dal 2005 al 2015, è stato docente di coreografia digitale presso l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano.
A partire dal 2008, con ALDES, cura il progetto “SPAM! rete per le arti contemporanee” nella provincia di Lucca, ospitando residenze, una programmazione multidisciplinare di spettacoli, workshop, attività didattiche, incontri.
Nel 2017 crea e cura il blog “93% – materiali per una politica non verbale” una piattaforma di riflessione, confronto, e scambio di materiali sul linguaggio non verbale.
Durante la sua carriera, collabora, tra gli altri, con Peter Greenaway, Eugène Durif, Rai3 / Fabio Fazio e Roberto Saviano, Studio Azzurro.

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