Sono, quindi traduco
di Manuela Cherubini
«Faccio un lavoro assurdo.
Ho indizi da tutte le parti, indizi che non significano niente.
È proprio vero: soffriamo di un eccesso di significazione».
Rafael Spregelburd, Bizarra
"Breve racconto domenicale", di Matias Feldman. Tradotto e diretto da Manuela Cherubini. Nella foto: Luisa Merloni, Marco Quaglia, Alessandro Riceci e in primo piano Patrizia Romeo
di Manuela Cherubini
«Faccio un lavoro assurdo.
Ho indizi da tutte le parti, indizi che non significano niente.
È proprio vero: soffriamo di un eccesso di significazione».
Rafael Spregelburd, Bizarra
Sonia Bergamasco in "Chi ha paura di Virginia Woolf?" di Edward Albee, regia di Antonio Latella, traduzione del testo di Monica Capuani
di Monica Capuani
Ho cominciato a tradurre per il teatro e al teatro, molti anni dopo, sono tornata rinunciando a tutto il resto. Il “resto”, però, ha nutrito profondamente il modo che ho oggi di affrontare una traduzione. Di quel resto, per esempio, fa parte la mia esperienza di vent’anni nel giornalismo…
Verso lo stretto di Le Maire, foto di Lorenzo Pavolini, 2015
di Matteo Trevisani
C’è un punto preciso, nel Mar Glaciale Artico, che segna la posizione del cimitero dei satelliti e dei rottami spaziali. Ha un nome bellissimo, che solo pronunciandolo ti mette addosso una strana sicurezza circa le possibilità che uno ha di vivere una vita davvero oggettiva: è il punto più distante da tutte le…
Illustrazioni dalla "Espressione delle emozioni nell'uomo e negli animali" di Darwin
di Simone Pollo
Se ci interroghiamo su cosa significhi vedere il mondo dal punto di vista di un animale non umano e per rispondere a questa domanda chiediamo aiuto alla filosofia ci imbattiamo in pensatori che hanno messo radicalmente in dubbio la nostra possibilità di accedere alle esperienze soggettive non umane…
Fondalino “Incantevole posizione” con veduta del bacino superiore, dallo spettacolo "19 Luglio 1985" di OHT
di Veronica Franchi / OHT
Nell’agosto del 2019 ho iniziato a collaborare con OHT, studio di ricerca del theatre-maker Filippo Andreatta. Lavoravamo alla messa in scena di “19 Luglio 1985” e abbiamo sospeso un albero a pochi metri da terra.
Era un abete rosso ricco di resina, abbattuto nella zona colpita dalla tempesta Vaia l’anno precedente, un evento metereologico estremo – di quelli che sempre più fatichiamo a definire come disastri “naturali”…
Immagine tratta da "I racconti dell'apocalisse" di Andrea Esposito
di Andrea Esposito
Nelle cose che scrivo non ci sono personaggi. Non saprei come si scrive un personaggio e non saprei cos’è che lo rende tale. Forse per scrivere personaggi bisogna credere in maniera assoluta nei romanzi oppure non crederci affatto. A me sembra di scrivere corpi e figure…
Immagine tratta dalla copertina di "Perché comincio dalla fine" di Ginevra Lamberti
di Ginevra Lamberti
Cosa chiede chi vuole tornare indietro rispetto alla pandemia, magari autoconvincendosi che questa non esiste? Cosa chiede chi invoca una presunta normalità? E chi non vuole parlare della guerra né pensare alla guerra, anche se questa scoppia alle porte di casa?…
www.novantatrepercento.it n.27 "ricominciare dalla fine", foto tratta da geomagazine.it
di Graziano Graziani
Negli ultimi anni le narrazioni apocalittiche si sono susseguite senza sosta, nel mondo della fiction come in quello dell’informazione. Serie televisive di genere “survival”, disaster movie, lande desolate popolate da zombi e collassi della civiltà provocati da virus sono diventate all’ordine del giorno. Niente di nuovo, se pensiamo al fatto che uno dei primi romanzi dedicati al genere, La nube purpurea dello scrittore inglese M. P. Shiel risale al 1901…
Paolo Agrati, foto di Moreno Pirovano, Spleen Orchestra Recording_BR_151
di Paolo Agrati
Comicità e poesia hanno un rapporto conflittuale, quasi paragonabile a quello di due vecchie zitelle che hanno sempre vissuto assieme; conoscono alla perfezione il carattere l’una dell’altra, si punzecchiano in continuazione, sembra pure che non si sopportino ma in fondo in fondo si vogliono bene e non potrebbero vivere separate a lungo…
Gioia Salvatori, foto di Manuela Giusto
di Gioia Salvatori
Tra la parola poetica e la risata c’è, o per meglio dire, ci passa in mezzo lo svelamento dell’umano.
La risata, ce lo dice Bergson, è la conseguenza di ciò che come umani riconosciamo all’improvviso simile a noi: impacciato, rigido, imperfetto e per questo comico, e la parola poetica nella sua forza ma anche nella sua ineffabilità o delicatezza parla a sua volta un linguaggio tutto umano, sentimentale, organico…
www.novantatrepercento n.26 "mostrare i denti n.3 - poetry slam", foto da mainslam.com
di Graziano Graziani
La terza tappa della nostra indagine sul comico, cominciata chiedendo a coreografi, registi e attori di raccontare il loro percorso artistico legato al riso, approda alla poesia. La poesia come gesto performativo che può sciogliersi, come accade in teatro, anche nel riso. Non troppi anni fa l’accostamento tra poesia e comicità avrebbe potuto far sollevare più di un sopracciglio, risultare inusuale o addirittura incomprensibile…
"Sherpa" di Roland Schimmelpfenning, regia di Giorgina Pi, foto di Federico Pitto
di Giuliano Santoro
Genova fu un punto di svolta. Lì si intrecciarono biografie, conversero storie politiche e percorsi collettivi, si infransero sogni e si produssero traumi. Per questo è inevitabile che si guardi a quelle giornate enfatizzandone la natura dirimente. Ciò non deve farci dimenticare però che ci fu un prima di Genova e ci fu anche un dopo. Ci furono anni di sperimentazione e…