Questi fantasmi

di Graziano Graziani

una seduta di Stanisława Janina Tomczyk, medium spirituale polacca dell'inizio del XX secolo, nota per le sue presunte dimostrazioni di psicocinesi e fotografia psichica
Una seduta di Stanisława Janina Tomczyk, medium spirituale polacca dell’inizio del XX secolo, nota per le sue presunte dimostrazioni di psicocinesi e fotografia psichica

Viviamo in un presente infestato. La difficoltà di mettere a fuoco il futuro, la diffusione delle apparecchiature digitali che replicano all’infinito i “fantasmi” culturali del passato, la rinnovata febbre da fine della storia che la crisi climatica ha impresso al nostro tempo hanno forgiato un moderno spleen caratterizzato da un impasto di nostalgia per il non provato (come cantava qualcuno) e di sindrome da mancanza di alternative. È l’effetto dell’odierna hauntologia, concetto che Mark Fisher – non a caso un critico musicale e cinematografico, che finisce per ergersi a decrittatore dei processi inceppati del presente – mutuato da Derrida. Esistono ragioni storiche e anche molto materiali per questa odierna infestazione, che non ha nulla a che vedere con il tetro romanticismo delle storie gotiche, ma indica piuttosto l’incapacità di rinnovarsi delle nostre società: e sono l’assenza di una adeguata distribuzione delle risorse, che rende impossibile “rischiare” sul futuro; il crescente e malcelato desiderio delle classi dirigenti (politiche, universitarie, culturali) di cedere il passo alle energie più giovani – e la tendenza di queste ultime, quando riescono a strappare loro il microfono di mano, di chiudersi all’angolo di una retorica apocalittica; un sistema di rendite che cresce, che esplelle l’umano dalle città, dal lavoro, in definitiva dalla vita, subordinando tutto ciò che una volta si chiamava “diritto” al mantra della crescita economica, che il più delle volte è un fantasma anch’esso.
Esistono antidoti a questa infestazione? Probabilmente si, ma per trovarli, per evocarli, occorre mettere a fuoco l’intreccio tra la condizione individuale che viviamo, immersa in un tempo che non passa, fatto di solitudini, di strade bloccate, e le condizioni materiali che determinano tutti questi fattori. Occorre provare a conoscere cosa ha provocato l’infestazione ma anche tentare di invertire la rotta con narrazioni alternative. Ecco perché abbiamo deciso di dedicare questo numero di 93% – il numero di novembre, mese dei morti e dunque anche degli spiriti – ai fantasmi. Ai fantasmi culturali, indagati a partire dalla musica da Giuseppina Borghese e a partire dal teatro da Jacopo Giacomoni, entrambi in dialogo con l’opera di Mark Fisher. Ma anche indagando i sentimenti di nostalgia, di disillusione che accompagnano questo presente fino a sfociare nell’ansia, nell’angoscia, campanello dall’allarme di una realtà che sembra essere (che cominciamo a vedere) senza via d’uscita. Così, con uno sguardo molto personale, Claudio Kulesko indaga quel sentimento a partire dal rapporto con la morte. Ma c’è spazio anche per la rinascita, grazie all’originale lettura con cui Marco Mattei lega il realismo all’animismo contemporaneo, sottraendo questo concetto alla lettura storica del fenomeno animista (spesso tendenzialmente razzista, perché legata a un primitivismo che in definitiva considera questo approccio come ingenuo e infantile) e riconsegnadocelo come una possibilità di nuovo “incantamento”. Non si tratta però – è bene dirlo – di “raccontarci le cose in un altro modo”, ma di ricordarci come altri sistemi di pensiero hanno concepito una possibilità di sottrazione dal dominio, dallo sfruttamento, che somiglia molto a quel desiderio di scendere dall’impazzita macchina in corsa del presente, sulla quale sempre più persone hanno l’impressione di viaggiare.