Sciamanesimo: tra antico e contemporaneo. Una prospettiva eco-antropologica

di Andrea Staid

Stregone liberiano, Africa occidentale. Fonte: Wellcome Collection https://wellcomecollection.org
Stregone liberiano, Africa occidentale. Fonte: Wellcome Collection https://wellcomecollection.org

Lo sciamanesimo rappresenta un complesso sistema di credenze e pratiche spirituali diffuso in svariate culture del mondo. Nonostante l’assenza di una definizione univoca e universale, la maggior parte degli studiosi e delle studiose concordano su alcuni elementi chiave che lo caratterizzano. Tra questi, riveste particolare importanza lo stato di trance alterata di coscienza indotto dallo sciamano per interagire con il mondo degli spiriti. Tale viaggio estatico può essere raggiunto mediante diverse tecniche, tra cui il canto, la danza, il suono del tamburo o l’utilizzo di sostanze psicoattive. Va precisato che queste tecniche non si escludono a vicenda, ma possono essere combinate in modi differenti. Lo sciamano assume un ruolo centrale all’interno di questo panorama complesso. Egli funge da mediatore tra il mondo visibile e quello invisibile, stabilendo una comunicazione con gli spiriti per ottenere il loro aiuto in svariate questioni. Tra queste, figurano la guarigione di malattie fisiche e mentali, la risoluzione di problemi personali o comunitari e l’acquisizione di conoscenza. Come già discusso in un precedente numero di questa rivista, le cosmologie animiste sono centrali per capire il ruolo dello sciamano, perché opera all’interno di una cosmologia dove tutti gli esseri viventi e gli oggetti possiedono un’anima o uno spirito.
Un aspetto fondamentale del ruolo sciamanico è quello di “medicine man”, ovvero colui che si occupa della guarigione dei propri assistiti. Attraverso le sue abilità, lo sciamano ristabilisce l’armonia tra l’individuo e il mondo circostante, intervenendo su malattie fisiche e mentali.
È importante sottolineare che lo sciamanesimo non si configura come un fenomeno monolitico, bensì assume forme ed espressioni differenti a seconda del contesto culturale in cui si manifesta. Esempi lampanti di tale diversità sono le distinzioni tra lo sciamanesimo siberiano, quello amazzonico e quello africano. Semplificando, lo sciamanesimo siberiano ha una cosmologia animista complessa con molteplici spiriti e divinità legati a elementi naturali e fenomeni celesti, le tecniche di trance prendono forma attraverso viaggi sciamanici indotti da tamburi, canti monotoni, attraverso la privazione del sonno e con l’assunzione di sostanze psicoattive (come il muscolo di renna). Le funzioni principali dello sciamano sono quelle di essere un guaritore, psicopompo, veggente, intermediario tra il mondo umano e quello spirituale.
Anche nello sciamanesimo amazzonico abbiamo una visione animista del mondo con spiriti presenti in ogni elemento naturale, pianta e animale. Le tecniche di trance sono caratterizzate dall’uso di ayahuasca (un infuso di DMT), canti potenti, danze frenetiche e contatto con spiriti guida. Le funzioni dello sciamano sono quelle di essere un guaritore, diagnostico, veggente, dispensatore di conoscenza e guardiano dell’armonia cosmica. Nello sciamanesimo africano invece a livello cosmologico possiamo riscontrare grande diversità di credenze tra culture, con elementi animisti, spiriti ancestrali e divinità supreme. Le tecniche di trance passano sempre attraverso l’uso di tamburi, canti, danze, sacrifici rituali e possessione da parte degli spiriti. Le funzioni dello sciamano sono anche in questo caso quelle di essere un buon guaritore, indovino, mediatore tra il mondo umano e quello spirituale, protettore della comunità.
Nonostante le distinzioni, è importante sottolineare che queste categorie non sono rigide e che all’interno di ogni tradizione esiste una grande varietà di espressioni. Inoltre, lo sciamanesimo è un fenomeno in continua evoluzione, soggetto a scambi interculturali e adattamenti nel tempo.
L’antropologia ha dedicato ampio spazio allo studio dello sciamanesimo, cercando di comprenderne le origini, le funzioni e il significato all’interno delle diverse culture. Gli antropologi hanno condotto ricerche sul campo in svariate regioni del mondo, documentando le pratiche sciamaniche e analizzandole nel loro contesto socio-culturale.


Il ruolo delle donne nello Sciamanesimo

Nonostante la mia esperienza di ricerca sul campo non abbia incluso una collaborazione diretta con sciamani né una focalizzazione specifica sulle pratiche di guarigione, una domanda ha sempre accompagnato il mio lavoro: quale ruolo ricoprono le donne in tali pratiche?
A tal proposito, emerge l’impossibilità di fornire una risposta univoca e generalizzante. Il ruolo delle donne nello sciamanesimo ha infatti subito una complessa evoluzione nel corso della storia, assumendo sfaccettature differenti a seconda del contesto culturale e del periodo storico considerato. In alcune tradizioni sciamaniche, le donne hanno ricoperto un ruolo centrale e di pari livello rispetto agli uomini. Esse erano a tutti gli effetti sciamane, officiavano riti, curavano i malati e vantavano un profondo legame con il mondo degli spiriti.
In altre culture, invece, il ruolo delle donne nello sciamanesimo è stato più marginale o subordinato. Pur potendo svolgere pratiche sciamaniche, le donne erano spesso relegate a compiti specifici, come l’assistenza agli sciamani maschi o la cura di determinate malattie.
Inoltre, possiamo osservare differenze di genere nelle pratiche sciamaniche. Le donne sciamane tendono a privilegiare alcune tecniche rispetto ad altre. Ad esempio, si ritiene che siano più abili nell’utilizzo di canti e danze per entrare in trance, mentre gli sciamani maschi potrebbero fare maggior uso di strumenti a percussione o di sostanze psicoattive.
Tuttavia, è fondamentale sottolineare che queste generalizzazioni non sono sempre valide e che la realtà presenta sfumature ben più complesse. Numerose eccezioni si discostano da queste tendenze generali e il ruolo e le pratiche delle donne sciamane possono variare notevolmente da una cultura all’altra, e persino all’interno della stessa cultura nel corso del tempo.
Per citare qualche esempio “classico” potremmo parlare delle donne sciamane siberiane, conosciute come “udgan”, svolgono un ruolo centrale nella loro società. Sono guaritrici, divinatrici e guide spirituali. Le donne sciamane amazzoniche, conosciute come “curanderas”, utilizzano diverse piante medicinali e tecniche di guarigione per curare le malattie e promuovere il benessere.
Le donne sciamane andine, conosciute come “mamas”, officiano riti sacri per celebrare la Pachamama, la Madre Terra, e per invocare la sua protezione.
Negli ultimi decenni, si è assistito a una rinascita dello sciamanesimo in molte parti del mondo. In questo contesto, le donne stanno svolgendo un ruolo sempre più importante nel recupero e nella rielaborazione delle tradizioni sciamaniche. Potremmo dire che attraverso un processo di ibridazione transnazionale stanno nascendo nuovi modi di pensare queste pratiche anche da un punto di vista “femminista” o matriarcale.


Un nuovo paradigma per l’ecologia: pratiche sciamaniche per la guarigione ambientale

Lo sciamanesimo, con la sua profonda connessione con il mondo naturale e la sua visione olistica del cosmo, offre molti spunti di riflessione per l’ecologia, le pratiche ecologiste e di risanamento. La sua concezione di un mondo interconnesso, dove ogni essere vivente e gli elementi naturali sono interdipendenti, risuona con l’approccio ecologico che auspica il rispetto e la tutela degli ecosistemi.
Al centro di questa visione non antropocentrica risiede il riconoscimento dell’interdipendenza di tutti gli esseri viventi e degli elementi naturali. Gli sciamani non vedono il mondo come una mera somma di parti separate, ma come un’unica entità vivente in cui ogni elemento è connesso agli altri e contribuisce al delicato equilibrio del tutto. Questa prospettiva olistica è in linea con l’approccio ecologico che riconosce l’importanza di preservare la complessità della biosfera e di tutelare gli ecosistemi nella loro interezza.
Gli sciamani nutrono un profondo rispetto per la natura e per tutti gli esseri viventi. Considerano il mondo naturale come una fonte di saggezza, guarigione e ispirazione. Questo rispetto si traduce in un impegno concreto per la sua protezione e la sua preservazione. Gli sciamani vedono la natura non solo come una risorsa da sfruttare, ma come un partner con cui collaborare per il benessere di tutti. La credenza nell’esistenza di spiriti che abitano negli elementi naturali, come alberi, fiumi, montagne e animali, può ispirare un senso di rispetto e di connessione con il mondo naturale. Questa credenza incoraggia a prenderci cura del pianeta con maggiore consapevolezza e responsabilità, riconoscendo l’interdipendenza tra esseri umani e mondo naturale.
Per non rimanere solamente nella sfera teorica, lo sciamanesimo offre diverse pratiche che possono essere utilizzate per guarire non solo gli individui, ma anche l’ambiente. Tra queste, figurano rituali di purificazione, canti e danze per connettersi con gli spiriti della natura, e l’utilizzo di erbe e piante medicinali con un profondo rispetto per le loro proprietà curative.
Cerimonie di purificazione di fiumi e laghi possono essere viste come un modo per ristabilire l’equilibrio negli ecosistemi acquatici. Riti di riforestazione per piantare alberi e ripristinare aree degradate del paesaggio possono contribuire a contrastare la deforestazione e la perdita di biodiversità. I principi dello sciamanesimo possono essere utilizzati per sviluppare programmi di educazione ambientale che promuovano il rispetto per la natura e la connessione con il mondo naturale. Attraverso l’insegnamento di valori come l’interdipendenza, il rispetto e la responsabilità, l’educazione ispirata allo sciamanesimo può contribuire a creare una generazione più consapevole e impegnata nella tutela dell’ambiente.
Una nuova idea di sciamanesimo, basata sul dialogo e la collaborazione tra culture indigene e società occidentali, può offrire una prospettiva preziosa per l’ecologia e per le pratiche ecologiste e di risanamento. La sua visione olistica del mondo, il suo profondo rispetto per la natura e le sue pratiche di guarigione possono ispirare nuove soluzioni per affrontare le sfide ambientali del nostro tempo e costruire un futuro più sostenibile per tutti gli esseri viventi.

 

 

Andrea Staid

Andrea Staid è dottore di ricerca PhD, È docente di Antropologia culturale e visuale presso la Naba, di antropologia culturale presso Università statale di Genova, dirige per Meltemi la collana Biblioteca/Antropologia. Ha scritto: I dannati della metropoli (Milieu 2014), Gli arditi del popolo (Milieu 2015), Abitare illegale (Milieu 2017), Le nostre braccia (Milieu 2015), Senza Confini (Milieu 2018), Contro la gerarchia e il dominio (Meltemi 2018), Disintegrati ( Nottetempo 2020), La casa vivente (ADD 2021), Essere natura (UTET 2022) I suoi libri sono tradotti in Grecia, Germania, Spagna, Cina, Portogallo, Cile. Collabora con diverse testate giornalistiche tra le quali Il Tascabile e Left.