Personaggi precari senza denaro
di Vanni Santoni
Dana
Sarebbe meglio parlare di scomparsa del contante, no? Bof, a me va bene, pago sempre con la carta anche il caffè, a me le tasse le fanno pagare alla fonte, quindi fanculo mo’ le pagate pure voi!
Enrico
«Ei disse: Mostrami un denaro. Ed un gliel diede. E Cristo a quel che ne la man gliel pose: Or dì, questa figura che si vede, e la scritta cui è? E il fariseo: È di colui che il censo ci chiede. Ond’ello, accorto del suo pensier reo rispuose: E come suo, a lui si renda».
«Sì ma poi non si è saputo se il fariseo ha pagato le tasse o meno».
«Non ha importanza».
«Invece sì!»
«E vabbè, senti questa allora. Dice Orazio: cresce l’amore del danaio, quanto il danaio più cresce».
«Ma quando il danaio scompare, quell’amore mica muore».
«Uff…»
«Un’altra, dai!»
«Siccome la vescica, piena di vento, ch’è vana; così sono i beni del mondo: uno enfiamento. I palagi, i poderi, e su tutto i danari, che tra tante hanno una caratteristica, prima o poi…»
«… Scompaiono!»
«Bravo…»
Pio
«Iddenaro è la cacca diddemonio!»
James
«For decades, I have been reasoning around the harrowing concept that money is the supreme corrupting agent in the world, and the consequent need for the blueprint of a society free of money; arguing that we are essentially only as free as our purchasing power, I hence advocate an entirely different social system that puts emphasis on actual human needs and their delivery rather than on the satisfaction of economic needs that we currently set as a pre-condition to addressing the needs of society and individuals; central to that vision is the idea that resources couldn’t be traded but are instead considered as the common heritage of all people, so, through the extensive use of renewable energy, advanced technologies and centralised computer control systems, resource allocation would be based on optimal production to meet human needs and…»
«Wait, is that communism?»
Giulia
Se dici denaro, denaro che appare, che scompare, io penso a Ted DiBiase. The million dollar man. Presente? Quando vinceva ficcava i soldi in bocca ai propri avversari sconfitti. Pensa quanto denaro ha buttato così. Come sarebbe a dire “erano soldi finti”? No, no. Erano vere, solo che erano banconote da cinque dollari. E no, non da uno, da uno si riconoscono troppo bene.
Tommaso
Che cosa dunque egli chiedeva al gioco? Era evidente; denaro, oblio di se stesso e di ogni cosa – e in ultimo del denaro la scomparsa.
Alex
Quando si cominciò a parlare di fine del denaro non vi preoccupaste troppo: ci eravate abituati a finire il denaro. Pedro, quando finiva il denaro, andava a far collette alla stazione. Tu e Johnny, più pudici, mettevate delle tachipirine in un fazzoletto, lo prendevate a martellate e poi dividevate il contenuto in delle buste ricavate tagliando cerchi rotondi in un sacchetto dell’Esselunga, che venivano poi chiusi a cipollotto e sigillati con l’accendino. Davanti a certi locali notturni, quelle buste andavano via anche a cento euro l’una. Una volta però vi picchiarono di brutto (è per questo che Johnny non ha più quel dente davanti), così smetteste. Ora Johnny, quando finisce il denaro, va a rubare i libri in una piccola libreria gestita da un vecchio un po’ stordito e li rivende da Libraccio. A te è sempre sembrata un po’ un’infamata, così per un po’ hai dato lezioni di latino, almeno finché non ti rendesti conto che non era mettere una pezza alla fine del denaro, era lavorare.
Vanni Santoni
Dopo l’esordio con Personaggi precari ha pubblicato, tra gli altri, Gli interessi in comune (Feltrinelli 2008), Se fossi fuoco arderei Firenze (Laterza 2011), la trilogia di Terra ignota (Mondadori 2013-2017), Muro di casse (Laterza 2015), La stanza profonda (Laterza 2017, candidato al Premio Strega), I fratelli Michelangelo (Mondadori 2019). Per minimum fax ha coordinato il romanzo collettivo In territorio nemico (2013) e pubblicato il racconto Emma & Cleo nell’antologia L’età della febbre (2015). Dirige la narrativa di Tunué e scrive sul Corriere della Sera.