Conoscere la vita animale fra somiglianza e differenza
di Simone Pollo
Se ci interroghiamo su cosa significhi vedere il mondo dal punto di vista di un animale non umano e per rispondere a questa domanda chiediamo aiuto alla filosofia ci imbattiamo in pensatori che hanno messo radicalmente in dubbio la nostra possibilità di accedere alle esperienze soggettive non umane. Non c’è solo il caso assai famoso di Cartesio che, negando la res cogitans agli animali, li descriveva come semplici corpi organizzati in modi assai sofisticati, ovvero macchine (e non ci si può certo chiedere quale sia il punto di vista sul mondo di una macchina). Anche filosofi con tesi meno radicali sull’esistenza della mente animale hanno dubitato della nostra possibilità di comprenderla. Ludwig Wittgenstein affermava che «se un leone potesse parlare, non potremmo capirlo» e Thomas Nagel nell’articolo Che effetto fa essere un pipistrello (fondamentale per la filosofia della mente contemporanea) sosteneva che immaginarsi come sperimenta il mondo un pipistrello sarebbe impossibile, vista la grande diversità fra le sue capacità sensoriali e quelle dell’Homo sapiens (cosa si prova ad orientarsi nello spazio con l’ecolocazione, ovvero con una sorta di sonar?).
A chiunque abbia un cane o un gatto, però, capita spesso di osservarne il comportamento e farsi domande del tipo “ma chissà cosa pensa davvero?”, “chissà se mi vuole davvero bene?”, “quando gli parlo mi capisce?”. Proprio le nostre relazioni con gli animali (e non solo con quelli che fanno parte delle nostre famiglie) ci mostrano che quello scetticismo filosofico non è l’unica opzione. È vero che quelle domande ci sorgono spontanee e non siamo mai sicuri della risposta, ma è altrettanto vero che molto spesso riusciamo a capire i bisogni degli animali con cui entriamo in relazione e – laddove siano animali domestici – a intenderci e a fare delle cose insieme. Prima della domanda filosofica, infatti, c’è l’esperienza ordinaria degli esseri umani nelle relazioni con gli animali. In queste relazioni ci scopriamo in qualche modo capaci di comprendere il punto di vista animale. Si tratta, certo, di una capacità che non è infallibile e neppure al riparo da distorsioni.
Altri filosofi hanno preso atto di queste relazioni sperimentate nella vita ordinaria e hanno elaborato le proprie riflessioni in modo da accoglierle. Fra questi va sicuramente ricordato David Hume che nel suo Trattato sulla natura umana (una pietra miliare della filosofia moderna) riconosceva come umani e animali siano mossi dalle stesse passioni e come si possano comunicare queste passioni simpateticamente in modo interspecifico. A confermare la posizione di Hume arrivò poi la rivoluzione scientifica darwiniana che, mostrando la comune discendenza di tutti i viventi diede fondamento scientifico all’idea che le esperienze degli animali non umani possano avere elementi comuni con quelle umane. Proprio su queste somiglianze si fonda quella capacità di reciproca comprensione fra animali umani e non umani che spesso sperimentiamo nella vita quotidiana e che Hume elaborò filosoficamente.
Le esperienze e gli sguardi animali sul mondo non sono quindi radicalmente inaccessibili. Sono differenti, ma – in gradi e modi diversi – permeabili alla nostra comprensione. Proprio ragionando su questa polarità di somiglianza e differenza scriveva John Berger in Perché guardiamo gli animali: «Gli animali vengono messi al mondo e sono esseri senzienti e mortali. In questo somigliano all’uomo. Nella loro anatomia visibile – meno in quella profonda –, nelle abitudini, nella percezione del tempo, nelle capacità fisiche, essi differiscono dall’uomo. Sono allo stesso tempo simili e diversi. […] anche l’animale – perfino se è domestico – può sorprendere l’uomo. […] È il fatto di riconoscerlo che gli rende familiare lo sguardo dell’animale. Eppure l’animale è diverso dall’uomo, e non può confondersi con lui. All’animale viene dunque ascritto un potere paragonabile a quello dell’uomo, ma che con esso non coincide mai. L’animale ha segreti che, a differenza dei segreti delle caverne, delle montagne, dei mari, si rivolgono specificamente all’uomo”.
Le parole di John Berger colgono alla perfezione la natura delle nostre relazioni con gli animali, che gravitano su una ellissi i cui due fuochi sono somiglianza e diversità. Questa duplicità strutturale del nostro rapporto con gli animali produce quelle domande che – con le parole di Berger – «si rivolgono specificamente all’uomo» (e non sono sollevate dalle cose non viventi, inerti e prive di un punto di visto sul mondo). Gli animali ci mettono di fronte al fatto che del mondo si può fare esperienza in molti modi e anche assai diversi dal nostro (e su questo Nagel ha evidenziato un punto fondamentale, traendone però conseguenze troppo radicali). Queste differenze, tuttavia, non sono le diversità culturali che caratterizzano le nostre relazioni con gli altri umani. Sono differenze più profonde, dovute al fatto che l’umanità non è l’unica forma di vita che ha il privilegio di fare esperienza del mondo e dei suoi abitanti, provando emozioni ed esplorandolo cognitivamente. Queste forme di vita e le loro esperienze non ci sono completamente inaccessibili proprio perché il secondo fuoco dell’ellissi, la somiglianza, consente connessioni simpatetiche con esse.
La simpatia ci svela il fatto che la realtà che ci circonda non ci appartiene in modo privilegiato, non essendo quello umano l’unico punto di vista sul mondo. La nostra conoscenza delle menti animali, quindi, non è solo un compito meritevole di per sé, in quanto ci fa conoscere come vivono gli animali e di cosa sono capaci, ma anche perché questa conoscenza ci mette in contatto con altre prospettive sul mondo. Questo è un compito che la scienza, in questo caso l’etologia cognitiva, svolge in modo privilegiato, ma che non le appartiene in modo esclusivo. Proprio perché la connessione simpatetica con gli altri animali ci appartiene costitutivamente, la ricostruzione del mondo così come esperito dal punto di vista animale è qualcosa cui si può accedere anche attraverso altre forme di conoscenza ed espressione. Un esempio di intreccio fra modi diversi di accesso alla mente animale – in un dialogo fra scienza, esperienza in prima persona ed espressione narrativa – è il libro Altre menti del filosofo Peter Godfrey-Smith. Immergendosi, in senso letterale, nell’ambiente marino in cui vivono i polpi Godfrey-Smith presenta un resoconto scientifico sulla cognizione dei cefalopodi arricchito dalla narrazione degli incontri reali con questi animali così diversi dall’essere umano, ma con i quali è comunque possibile una relazione. Il libro di Godfrey-Smith è un caso esemplare di dialogo fra scienza, filosofia ed esperienza personale che produce una narrazione “ecologica”, ovvero un racconto di relazioni che mettono in comunicazione forme di vita differenti e punti di vista diversi sullo stesso mondo comune all’essere umano e a tutte le altre forme di vita.
Simone Pollo
Simone Pollo è Professore associato di Filosofia morale presso il Dipartimento di Filosofia dell’Università di Roma Sapienza, dove insegna “Bioetica” ed “Etica e scienze del vivente”. Svolge attività didattica sui temi dell’etica animale anche presso il corso di laurea magistrale in “Evoluzione del comportamento umano e animale” dell’Università di Torino, presso il Máster en Derecho Animal y Sociedad dell’Universitat Autònoma de Barcelona e presso l’Università Kardinal Wyszyński di Varsavia. È membro del Collegio dei docenti del Dottorato in Filosofia della Sapienza, del Comitato scientifico e tecnico di Politeia-Centro per la ricerca e la formazione in politica ed etica, e della Direzione editoriale della rivista Iride. Filosofia e discussione pubblica. Ha pubblicato, fra l’altro, le monografie: Scegliere chi nasce. L’etica della riproduzione umana tra libertà e responsabilità (Guerini & Associati 2003), La morale della natura (Laterza 2008), Umani e animali. Questioni di etica (Carocci 2016), Manifesto per un animalismo democratico (Carocci 2016). Ha curato, insieme ad Augusto Vitale, il volume Human/Animal Relationships in Transformation: Scientific, Moral and Legal Perspectives (Palgrave MacMillan 2022).