Ridere
di Flavia Mastrella
Ridere in questo periodo è un atto rivoluzionario. L’orientamento tecnologico non prevede la risata, questo potere indistinto si avvale della paura e della violenza concettuale per condurci a una vita seriosa e triste. Ridere, la più liberatoria delle attività umane, è un po’ sfumata grazie anche al mostruoso distanziamento sociale che ci costringe all’introspezione e alla lamentela senza fine.
E come diceva la mia maestra della scuola elementare, nostalgica del regime dittatoriale: «Il riso abbonda sulla bocca degli stolti». Lei lo diceva in latino. Le discipline che interessano l’intelletto, il teatro, il cinema e ogni forma di arte contemporanea, sono state sospese e sostituite – spero momentaneamente – da una sorta di ipnosi visiva che alimenta l’aggressività e la diffidenza nei confronti del ragionamento e delle ideologie. Presto saremo bellicosi e ci azzanneremo l’uno con l’altro senza sapere il perché. Somiglieremo ai cani che vivono in isolamento nell’appartamento del padrone. I politici, con una insolita fermezza, ci hanno vietato tutte le attività umanistiche e non ci permettono di ridere né di sorridere. Con la mascherina ci hanno anche tappato la bocca che ci serve ormai solo per mangiare, bere e dire assurdità quasi mai allegre.
Ci hanno convinto che non c’è niente da ridere, in effetti sembra così. Privati della risata, ginnastica mentale che attiva la capacità critica e la mobilità del cervello, siamo un po’ rincretiniti, la maggior parte di noi pensa che sia sufficiente scrivere parole brucianti sui social per sovvertire le ingiustizie che subiamo: poveri noi! Le parole devono essere seguite dall’azione e l’azione, anche se virtuale, deve avere una salda potenza ideologica e poi concretizzarsi nell’atto corporeo. Lo scambio emozionale, la coesione, è ridere, toccarci, parlare. La ribellione scritta sui social fa il gioco del potere, è controllabile e rende la contestazione mutilata. Eppure, in questa desolazione che c’è toccata e che ci avvolge c’è tanto di ridicolo e nessuno osa fare ironia. Per paura? La povertà oggettiva e culturale imposta dal potere andrebbe smascherata con umorismo: ridere è sovvertire l’individualismo perché chi ride da solo è matto.
Flavia Mastrella
Si occupa di comunicazione, considera ogni cosa materia. Nel 1991 propone al C.C. dell’immagine – “Il Fotogramma”, Implosioni. Con Antonio Rezza, dal 1987, realizza performances teatrali e cortometraggi, le interviste Troppolitane per Rai3 e film; con lui vince il Premio Francesca Alinovi, il Premio Napoli, l’attestato di Unicità nella Cultura e il Premio Ermete Novelli, Istrio, e Ubu. Nel 2004, a Padula, nella Certosa di San Lorenzo per Le opere e i giorni di Achille Bonito Oliva espone la scultura Microcosmo, collezione di Arte Contemporanea, del CO. RE. Nel 2005 espone l’Habitat di L’emozione fatta suono a Polignano. Nel 2006 la GAM di Bologna Gianfranco Maraniello commissiona un’antologica Rezza Mastrella, Anamorfosi. Nel 2008 presenta al PAN di Napoli, Boe alla deriva e a Roma nella galleria L’acquario, Autopatia. Nel 2009 ad Artissima (TO) espone Dalle sculture in Tasca a Bahamuth e nel 2011 a San Vito di Leguzzano, a Fabriano Boe alla deriva ad AR (t) CEVIA e a S. Benedetto Disegni cuciti. Nel 2012 con Rossella Bonito Oliva realizza il libro La noia incarnita, il teatro involontario di Mastrella e Rezza edito da Barbès. Nel 2013 espone L’esaltazione dell’insignificante nel Dipartimento educativo MAMbo, e a Cagli per Le Sacre: Riflessioni e Interpretazioni. Nel 2014 scrive con Rezza Clamori al Vento, edito dal Saggiatore. Nel 2015, a Fonte Avellana per “Nel cuore del corpo” propone Il corpo sul filo – 800 metri di esistenza. Nel 2016 Pitecus debutta al Teatro La Mama di New York. Nel 2018 La tegola e il caso ideato e realizzato con Antonio va in onda su Rai3 e alla biennale teatro di Venezia le viene assegnato il Leone d’oro alla carriera insieme a Rezza. Nel 2019 è a Fonte Avellana con Le voci di dentro e al palazzo comunale di Cagli con Disegni di luce auto condizionamento estetico; riceve insieme a Rezza la Rosa D’Oro della Milanesiana.