Come sfuggire alla censura? Ce lo insegna Totò
di Massimiliano Civica
Un dittatore serio appena salito al potere deve chiudere i teatri e vietare i pubblici spettacoli. E’ quello che Leopoldo Zurlo, responsabile unico per la censura teatrale sotto il fascismo, deve aver sempre rimproverato, nel segreto del suo cuore, a Mussolini.
Quel Mussolini che non aveva voluto chiudere i teatri e così facendo lo aveva costretto ad un lavoro immane e, spesso, inutile. Zurlo era scrupoloso e attento. Sua era la legge che obbligava anche le compagnie di rivista e di cafè chantant, da sempre dedite all’improvvisazione sul palcoscenico, a dover presentare il testo completo del loro spettacolo per poter ottenere il visto di censura.
Tutti i copioni teatrali dunque, da quelli delle compagnia di prosa “regolari”, a quelli delle compagnie dialettali, a quelli delle compagnie di varietà, passavano sotto gli occhi e le forbici di Zurlo e dei suo collaboratori. I testi erano restituiti agli artisti ripuliti e mendati di qualsiasi possibile e anche solo lontana allusione critica al regime fascista e a Mussolini, alla patria e all’italianità.
Ma Zurlo, da uomo intelligente e competente qual era, non era ancora tranquillo: sapeva che il suo ruolo di cane da guardia non poteva considerarsi concluso col l’esame dei copioni. E così mandava nei teatri, con i copioni approvati alla mano, almeno un paio di carabinieri che durante la serata controllavano che gli attori si attenessero scrupolosamente al testo approvato.
Eppure, nonostante tutti gli sforzi, sulla scrivania del povero Zurlo, continuavano ad accumularsi le denunce di ligi spettatori fascisti che avevano assistito a spettacoli “indecorosi, che mettevano in ridicolo la fulgida figura del Duce, facendo la burletta del saluto fascista e dell’obbligo di dare il ‘voi’”.
Allora Zurlo, con pazienza, convocava i suoi carabinieri che gli riportavano che Totò aveva rispettato alla lettera il testo licenziato dall’ufficio censura, solo che… ecco ad un certo momento aveva fatto un pausa, aveva accentato di più una parola apparentemente innocua, aveva guardato il pubblico in un certo modo… ed ecco che lì, in quel momento, era stato chiaro a tutti che si parlava di Mussolini e lo si paragonava ad una gallina!
Ecco, Leopoldo Zurlo potrebbe spiegare meglio di chiunque altro, perché l’ha provato sulla sua pelle, che a teatro il più delle volte il senso vero di quello che viene detto non è nelle parole scritte del copione, ma nella comunicazione non verbale degli attori.
Massimiliano Civica
Dopo aver conseguito presso l’Università l’Università La Sapienza di Roma la laurea in Metodologia della critica dello spettacolo, studia presso l’Odin Teatret di Eugenio Barba e successivamente entra a far parte del corso di regia presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico. Lavora anche presso il Teatro della Tosse di Genova, collaborando con Emanuele Luzzati e Tonino Conte.
Nel 2007 vince il Premio Lo Straniero e il Premio Hystrio per la sua attività teatrale. Nello stesso anno diventa direttore artistico del Teatro della Tosse, dando vita al progetto triennale Facciamo insieme teatro, che vince il Premio ETI.
Nel 2008 con Il mercante dei Venezia vince il Premio Ubu per la miglior regia, l’anno dopo ottiene il Premio Vittorio Mezzogiorno. E nel 2015 vince il Premio Ubu nella categoria Miglior regia per Alcesti di Euripide