Ubuntu

di Roberto Castello

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Nel mare delle comunicazioni quotidiane è difficile accorgersi del mutamento di significato di alcune parole. È stato infatti solo chiacchierando con amici e conoscenti di «cos’è la ricchezza?» che mi sono accorto che ricchezza e denaro nel linguaggio quotidiano sono diventati praticamente sinonimi, e che gli stessi mezzi di comunicazione spesso parlano di ricchezza anche quando in realtà si riferiscono a questioni che hanno a che fare solo col denaro.
Provo a spiegarmi. Guadagnare una certa cifra in un posto in cui tutti si vogliono bene e i servizi pubblici sono efficienti è cosa ben diversa dal guadagnare altrettanto in un posto pericoloso in cui non funziona nulla. Il reddito sarà anche lo stesso ma la vita certamente no. La ricchezza è qualcosa di più complesso del saldo di un conto corrente, eppure non è facile per nessuno liberarsi dall’automatismo di considerare ricchezza e denaro la stessa cosa.
Nonostante Campanella, Voltaire, Tommaso Moro, Proudhon, Marx e tutti gli innumerevoli pensatori che hanno provato a immaginare sistemi economici diversi, nonostante l’umanità nella sua storia abbia in realtà sperimentato sistemi economici di ogni genere, nei fatti è difficile per tutti liberarsi dall’idea che il modello occidentale sia l’unico possibile – un dato di natura, come le stelle e il sorgere del sole. Un sistema in cui il denaro – che è al tempo stesso misura del valore, strumento di pagamento e misura della ricchezza – riesce a tenere in relazione praticamente tutto ciò che esiste, e anche svariate cose che non esistono. Il che, bisogna ammetterlo, non è poco, ma comunque non abbastanza da riuscire a liberare l’umanità dal bisogno, come l’economia afferma di voler fare, altrimenti non ci sarebbe in giro così tanta gente giustamente molto arrabbiata.
Perché quindi non provare ad affrontare la questione in termini “sovversivi”, ad esempio provando per un attimo, in via del tutto ipotetica, a considerare il denaro come un mezzo e non come un fine? Se fosse insomma solo lo strumento per procuraci ciò che ci occorre, che uso dovremmo farne? Cosa dovremmo comprarci? Quando potremmo legittimamente dirci ricchi? Forse quando abbiamo raggiunto la condizione che ci consente di soddisfare bisogni e desideri; di meno mancherebbe qualcosa e di più non sapremmo che farcene. Se i desideri fossero illimitati però non ci sarebbe salvezza possibile. Bisognerebbe ricordarsene quando si parla di crescita economica.
I desideri infatti non sono innocui. Sono il motore delle azioni e in questo modo cambiano, e in qualche modo consumano, il mondo. Per questo riflettere su desideri e ricchezza, che è come dire sugli obiettivi che individualmente e collettivamente sarebbe saggio porsi, è cosa meno innocente e scollegata dalla realtà di quanto forse potrebbe sembrare.
Recentemente ho trovato una citazione di Nelson Mandela che mi sembra molto pertinente. Spiegando cosa sia l’Ubuntu, l’etica Zulu, Mandela infatti dice che ciascuno è parte responsabile di un tutto armonico che contribuisce a creare con il suo comportamento, che ciascuno cioè, nel suo piccolo, è in quota parte responsabile del modo in cui il mondo cambia, che insomma, se le cose non vanno, non è mai solamente colpa degli altri.

È da molto tempo che, benché ALDES sia una compagnia di danza, parte della nostra azione culturale si concentra su questioni economiche. Siamo convinti infatti che i sistemi economici siano convenzioni che legano le persone e non “leggi di natura”, e che l’economia, dietro alla sua apparenza di esattezza matematica, sia quindi un fatto essenzialmente culturale, se non propriamente ideologico. Su questi argomenti abbiamo realizzato molti spettacoli ed eventi, fra cui Trattato di economia, in cui si parla di paperelle, Antonella Clerici, falli giocattolo, esquimesi, bambini, aborigeni, teatro militante, matrimonio, effetti speciali e molte altre cose.
Nel 2012 invece abbiamo provato a realizzare a Porcari, dove è la nostra sede, la “Festa del Presente”, una via di mezzo fra una festa popolare, una performance collettiva e un evento comunicativo in cui, una volta all’anno, viene creata una bolla spaziotemporale nella quale, non solo l’uso del denaro, ma anche il baratto, sono banditi. Un gioco collettivo durante il quale, però, viene davvero offerta un’infinità di cose e di servizi, anche di valore. La risposta è stata incoraggiante e da allora la festa si ripete ogni anno. Dal 2015 la festa è stata presa in carico dal Comune di Lucca.
L’incontro “Cos’è la ricchezza? Un confronto aperto sui desideri che muovono le nostre scelte” è stato il primo degli appuntamenti organizzati in preparazione dell’edizione 2019. La partecipazione di pubblico, molto al di sopra delle aspettative, ci ha indotti a organizzare altri “Dialoghi sulla ricchezza”. Il primo si terrà il 17 settembre presso la sala Maria Eletta Martini di Lucca, poche settimane prima della “Festa del Presente”, fissata quest’anno per il 6 ottobre presso l’Agorà.
Cerchiamo insomma di contribuire, con i mezzi che abbiamo, a mantenere alta l’attenzione su questi temi, che riteniamo incommensurabilmente più seri, sostanziali e pressanti di quello dell’invasione africana dell’Europa. Chissà che chi ha avuto la pazienza di leggere questo numero di «93%», e si pone le stesse domande, non abbia voglia di fare altrettanto.

 

Roberto Castello

(1960), danzatore, coreografo e insegnante.
E\’ probabilmente da ritenersi il più ideologicamente impegnato tra i coreografi che hanno fondato la danza contemporanea in Italia.
Nei primi anni ‘80 danza a Venezia nel “Teatro e danza La Fenice di Carolyn Carlson”, dove realizza le sue prime coreografie. 
Nel 1984, è tra i fondatori di Sosta Palmizi. Nel 1993 fonda ALDES. Premio UBU nel 1986, nel 2003 e nel 2018 (“Il Cortile” / “Il migliore dei mondi possibili” / progetto ALDES). Dal 1996 è curatore di varie manifestazioni e rassegne e, dal 2005 al 2015, è stato docente di coreografia digitale presso l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. A partire dal 2008, con ALDES, cura il progetto “SPAM! rete per le arti contemporanee” nella provincia di Lucca, ospitando residenze, una programmazione multidisciplinare di spettacoli, workshop, attività didattiche, incontri. Nel 2017 crea e cura il blog “93% – materiali per una politica non verbale” una piattaforma di riflessione, confronto, e scambio di materiali sul linguaggio non verbale. Durante la sua carriera, collabora, tra gli altri, con Peter Greenaway, Eugène Durif, Rai3 / Fabio Fazio e Roberto Saviano, Studio Azzurro.

www.aldesweb.org/it/robertocastello
www.spamweb.it
www.novantatrepercento.it
https://vimeo.com/249564005   – Documentario video \”Danze nel presente. Roberto Castello 1993-2013\”, dur.: 1h-30, anno 2013, a cura di Graziano Graziani e Ilaria Scarpa